L'amara sconfitta di Firenze mi ha costretto a rivedere i miei piani. Mentre sprofondavo nell'oblio sotto i colpi di un Pepito Rossi in formato Mondiale, ecco l'illuminazione: solo Christian Riganò può risollevare il mio triste pomeriggio.
Correva l'anno 2006 e Torino aveva ospitato i Giochi Olimpici, l'Italia aveva alzato la Coppa del Mondo sotto il cielo di Berlino ed il Messina si appropinquava a disputare la seconda stagione consecutiva in Serie A. Dopo essersi salvato con i goal di Alessandro Parisi, ricordato oltre che per la puntata facile alla Snai anche per avermi regalato un fantascudetto, i siciliani investono pesantemente sul mercato. Quello che arriva a Messina più che un colpo di mercato è un vero peso massimo. Christian Riganò, bomber di Lipari, è stufo di assaporare la bistecca fiorentina accompagnata da un buon Chianti e sente nostalgia di casa. Quando il Messina bussa alla porta della Fiorentina, Christian non ci pensa due volte e si trasferisce in riva allo stretto.
Agli ordini di Bruno Giordano si appresta a vivere la sua prima vera stagione da protagonista in Serie A, dopo aver trascorso fra Fiorentina ed Empoli due anni da comprimario.
Il Riganò che sbarca sullo stretto è un bomber consumato, pronto per la massima serie e per far coppia con un altro fuoriclasse della retrocessione: Arturo Di Napoli. I due, che insieme giocheranno praticamente tutta la stagione, relegano in panchina Sergio Floccari, giocatore che passerà alla storia come un attaccante più che affidabile. A Messina, però, Christian "arancino" Riganò e Arturo "disgrazia" Di Napoli non si toccano. Il primo è il centravanti di peso attorno a cui ruota il gioco della squadra; il secondo è l'uomo tutto estro e fantasia che inventa assist e sforna dribbling.
I tifosi siciliani sono carichissimi all'inizio del ritiro estivo, ma dai primi allenamenti iniziano a nutrire i primi fondati dubbi. Mister Bruno costruisce infatti la retroguardia intorno a due centrali che in pochi vorrebbero anche nella partitella di Ferragosto: Marc Zoro e Marco Zanchi. La pessima intesa fra due dei difensori più scarsi che il calcio professionistico ricordi porta in breve tempo Mark Iuliano ad essere il leader della difesa. Iuliano è difensore esperto, ha giocato in Nazionale e ha vinto tutto con la Juventus. Il difensore che approda a Messina, però, ha più kilogrammi che capelli e ben presto la difesa incomincerà a fare acqua da tutte le parti. Il centrocampo vede un regista d'eccezione come De Vezze ed un incontrista come Sasà Sullo, due bravi ragazzi che avrebbero potuto optare per un altro mestiere. Sulla fascia la velocità di Edgar Alvarez spaventa solo gli scippatori locali, che temono non essere più sufficiente lo scooter se il super Alvarez si mettesse ad inseguirli.
Davanti, come detto, la coppia dei sogni: Di Napoli-Riganò. Christian, arrivato nell'isola natia sovrappeso come non mai, ha tanta voglia di rivalsa. Lui è bomber vero, capace di segnare valanghe di goal nelle serie minori ed essere snobbato. Come un altro grande attaccante sottovalutato, Dario Hubner, Riganò scende in campo con il fuoco negli occhi. Nonostante una panza leggendaria, acuita dalla maglia bianca e aderente che lo sponsor tecnico ha prodotto per il Messina, Riganò inizia a segnare con la regolarità con cui si siede a tavola. Un goal tira l'altro ed il bomber di Lipari trascina i suoi nelle prime giornate, in cui il Messina porterà a casa 12 punti.
Poi, sul più bello, la luce si spegne. Fra un liscio difensivo di Zoro e l'ingaggio di un Candela troppo brutto per essere vero, il Messina inizia a sprofondare. Riganò non perde un etto, pur allenandosi con impegno e giocando come mai aveva fatto prima. A fine anno la classifica sarà impietosa, il Messina retrocede e Re Artù è riuscito per l'ennesima volta nell'impresa di lasciare il palcoscenico della massima serie. Riganò, nonostante avesse accanto alcuni giocatori indegni, chiude la stagione con 19 reti e viene eletto "cliente dell'anno" dalle trattorie di Messina, che pregano la società affinchè non lo vendano. Purtroppo la parentesi in Sicilia di Riganò è terminata, ad attenderlo ci sono le assolate spiagge di Valencia e le maxi porzioni di Paella, che il nostro mitico bomber si sbaverà per sei mesi abbondanti, giusto prima di tornare al suo vecchio amore: la Toscana.
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