L'Africa è un grande continente, ricchissimo di storia, natura e tradizione. In Africa sono nati alcuni grandissimi calciatori, ma quando penso al continente io non penso quasi mai a star del calibro di Samuel Eto'o, Didier Drogba, George Weah o Roger Millà. Il mio primo pensiero va sempre e solo alla Nigeria, una squadra che fin da piccolo mi ha fatto sognare ed innamorare di questo sport.
Maglietta Diadora indosso e bandierone d'ordinanza, ricordo come fosse ieri l'ottavo di finale del Mondiale americano. Una partita strana, giocata nel torrido caldo di Boston, decisa dall'unico vero fuoriclasse che l'Italia poteva schierare, quel Roberto Baggio che ha fatto impazzire tutti i bambini con il suo codino e la sua classe senza tempo.
La favola nigeriana, però, si consuma con la vittoria nell'Olimpiade del '96. Gli States erano nel destino del paese africano e laddove l'Italia aveva impartito una cocente delusione, i nigeriani sono andati a riprendersi quello che gli spettava, con tutti gli interessi del caso.
Una Nazionale che annoverava grandi nomi, destinati a diventare delle star nel calcio mondiale. Pensiamo ad esempio alla difesa, composta fra gli altri da Taribo West e Celestine Babayaro. O al centrocampo, in cui brillava il talento di Jay-Jay Okocha, il dinamismo di Sunday Oliseh e la velocità di Tijani Babangida. O l'attacco, che schierava la grande coppia Nwankwo Kanu e Victor Ikpeba. Quest'ultimo, a me, ha sempre fatto impazzire.
L'impresa, perchè d'impresa si deve parlare, è consumata nella torrida estate di Atlanta, al cospetto di due Nazionali piene zeppe di campioni e futuri fuoriclasse. La Nigeria, infatti, schianta nelle semifinali il Brasile di Mario Zagallo, non una squadra qualsiasi. I verdeoro schieravano dei veri fuoriclasse, come Dida in porta; Aldair e Roberto Carlos in difesa; Flavio Conceicao e Rivaldo a centrocampo; e un attacco atomico. Bebeto-Ronaldo è una coppia che avrebbe fatto paura a chiunque, a qualsiasi livello. Eppure i nigeriani non si perdono d'animo, giocano e corro come dei matti. Sotto per 3-1, le aquile riescono a ribaltare una partita che sembrava impossibile con una doppietta di Kanu, che prima porta le squadre ai supplementari con un goal all'ultimo istante; quindi manda a caso i brasiliani dopo appena 4 minuti dal fischio d'inizio.
Una partita epica, destinata ad esser bissata da lì a poco. In finale, infatti, è un'altra grande del Sud America a trovarsi sulla strada della Nigeria. L'Argentina, che partiva con i favori del pronostico, schierava un folto numero di campioni: Javier Zanetti, Roberto Sensini e Ayala in difesa; Matias Almeyda, Diego Simeone e Ariel Ortega in mezzo al campo; Hernan Crespo e Claudio Lopez come terminali offensivi. Uno squadrone.
Eppure gli africani non si scoraggiano, vanno sotto (di nuovo) e rimontano con dedizione e coraggio. E' ancora una volta il novantesimo ad essere il minuto fatale per gli avversari, con Amunike che fa esplodere di gioia la sua nazione e un continente intero.
La classica favola a lieto fine quella della Nigeria, simbolo che nel calcio come nella vita tutto è possibile.
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