Esperto di Calcio

13 novembre 2012

Zeman e la crisi Roma. Con Luis Enrique meno indulgenza


Il tanto vituperato Luis Enrique non aveva poi fatto così male. A Roma iniziano ad accorgersene ora che, dopo 12 giornate di A, la squadra ha gli stessi punti dell'anno scorso. In un campionato orfano del Milan, la squadra di Zeman aveva le carte in regola per un campionato di vertice. E invece? I giallorossi sono settimi, dietro squadre con un parco giocatori inferiore. Passi la Juventus, campione d'Italia, ma non ritengo l'organico giallorosso inferiore a Napoli ed Inter. Di certo non è meno performante rispetto alla Fiorentina o alla Lazio, e con ancor maggior sicurezza posso affermarlo se paragono la Roma con l'Atalanta.
28 goal fatti e 23 subiti sono uno score impietoso. L'attacco funziona, ma non è poi così atomico se pensiamo che non è il migliore della Serie A ed una Juve "spuntata" è stata in grado di realizzare una rete in più. La difesa, in compenso, è disastrosa. Solo il Pescara e il Chievo hanno fatto come i giallorossi, guardacaso quel Pescara allenato l'anno scorso proprio da Zeman.
Ma facciamo un passo indietro. L'anno scorso Luis Enrique aveva una squadra decisamente meno attrezzata. Risultato? 17 punti, 12 goal subiti e 17 realizzati, con un saldo esattamente uguale a quello della Roma di oggi: +5 goal.
Ma non parliamo della stessa squadra, bensì di una rosa decisamente inferiore. Luis Enrique aveva in porta Stekelenburg, come Zeman. Il boemo ha però avuto in regalo anche il criticatissimo Goicoechea, voluto fortemente dal boemo. La difesa era decisamente inferiore. Luis Enrique poteva contare su Juan, Heinze, Burdisso, Kjaer, Rosi e Josè Angel. Al tecnico boemo hanno acquistato i brasiliani Castan, Marquinhos e Dodò, il nazionale Balzaretti e Piris. Le differenze sono evidenti. Castan, considerato un leader in Brasile, ha dimostrato di essere decisamente affidabile sull'uomo; Marquinhos è un prospetto di grande interesse, mentre Balzaretti è sempre stato una certezza.
A centrocampo, al posto di Gago e Perrotta, ora la Roma ha Bradley, Tachtsidis, il neonazionale Florenzi e Marquinho, acquistato solo a gennaio la scorsa stagione. Le scelte sono decisamente maggiori oggi.
Infine l'attacco. Luis Enrique era alle prese con un Osvaldo da inserire in Serie A; Zeman ha trovato un centravanti italo-argentino carichissimo e ha impreziosito il reparto con Mattia Destro e Nico Lopez. Infine Erik Lamela, che dopo 12 mesi di ambientamento sta finalmente esplodendo.
Certo il grande rendimento dell'esterno argentino può essere merito della posizione ritagliatagli da Zeman, che di contro ha un pessimo rapporto con De Rossi e sta "bruciando" Destro.
I numeri parlano chiaro e dicono che se allora si parlava di fallimento del progetto Roma, oggi non possiamo usare termini più teneri. L'investimento sul mercato è stato notevole e, per ora, non è stato affatto ripagato da prestazioni convincenti. Per ora sembra che il boemo non sia in discussione a Roma e può anche esser giusto lasciar lavorare un tecnico. Però lo stesso trattamento l'avrebbe meritato anche Luis Enrique, tecnico garbato e con la volontà di lavorare anche lui con i giovani.
Le critiche vanno bene, sono all'ordine del giorno in questo sport, ma si facciano a tutti e siano oggettive.

2 comments:

Probabile che tu abbia un po' il dente avvelenato nei confronti del "Maestro", ma i fatti e le tue argomentazioni non fanno una grinza: Zeman sta fallendo! E io ammetto di far parte di coloro che, dopo aver visto giocare il Pescara lo scorso anno, pensavano che questa volta il boemo ce l'avrebbe fatta ad affermarsi a grandi livelli. La gestione di De Rossi, carattere difficile ma campione assoluto, è pessima; speriamo, come scrivi, che non 'bruci' anche Destro.

Raffaele, il vero problema risiede nella tua prima frase. Le fortune di Zeman passano inevitabilmente dalle sue esternazioni antijuventine. Se andiamo ad analizzare la sua carriera, eccezion fatta per un quarto posto con la Lazio, ha sempre riportato scarsi risultati. Certo si parlava di Zemanlandia a Foggia, Lecce e Pescara, ma con giocatori come Di Biagio, Shalimov, Signori, Kolyvanov, Verratti, Insigne, Immobile, Chevanton, Vucinic, Bojinov...
Per quale ragione il Genoa di Gasperini, la Fiorentina di Agroppi, il Parma di Malesani non hanno permesso a questi tecnici di costruire intorno a sè un'aura di leggenda?

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