Esperto di Calcio

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31 gennaio 2013

Editoriale: il bilancio del mercato invernale. I promossi e i bocciati


Questo calciomercato si può definire un mercato d'oro per il calcio italiano. Definito un calcio in crisi, un calcio che non esiste più, invece ha fatto tornare in patria i due talenti maggiori, ed ha puntato sui giovani.
Mario Balotelli e Giuseppe Rossi sono i due talenti maggiori del calcio italiano e Milan e Fiorentina li hanno fatti ritornare in Serie A. Questa è stata una mossa che ha ridato qualità e importanza ad un campionato che stava perdendo quota. Mario Balotelli il maggiore talento del calcio italiano, fa ritorno al Milan che con un operazione intorno hai 20 milioni più bonus lo porta via, invece Giuseppe Rossi arriva alla viola per 11 milioni più bonus. Intanto anche gli arrivi di Rolando, Sissoko, Kuzmanovic, Anelka, danno maggior rilievo al campionato. Non sono però da dimenticare due partenze importanti come Pato e Sneijder che però non sono state necessarie per ridare soldi a Milan e Inter.
Un'altra manovra fondamentale è stato il puntare sui giovani, Milan in primis. Però il maggior colpo l'ha messo assegno l'Inter con l'arrivo del gioiello Kovacic, talento classe '94, il Milan ha puntato invece su Salamon (Brescia) e Saponara (Empoli fino a giugno). Fino all'ultimo ho sperato prendessero Icardi, Bellomo, Fedato e Felipe Anderson oltre che a Nico Castillo e Diego Laxalt ragazzi che si sono messi in mostra nel Sub. Under 20.
Lazio e Roma non hanno fatti grandi colpi, ma non hanno nemmeno venduto nessuno. Sempre molto attive Palermo e Genoa che hanno fatto una mini-rivoluzione. Udinese che ha puntato sui talenti. Grande mercato anche della Fiorentina, che ha puntato sui giovani e campioni. Mentre un ottimo Catania non ha ceduto all'offerte delle big.
Con la chiusura del calciomercato posso dire che questo calciomercato è stato importante per mettere delle basi nella ricrescita del calcio italiano.

Alfred Gomis - 1993 - Senegal

Nome: Alfred Benjamin
Cognome: Gomis
Data di nascita: 5 settembre 1993
Luogo di nascita: Ziguinchor 
Nazionalità: senegalese/italiana
Altezza: 194 cm
Peso: 80 kg
Piede: destro










La storia del calcio italiano è ricca di fratelli calciatori. Ci sono stati i Baresi, i Filippini, i Lucarelli e gli Inzaghi, ma mai nessuna famiglia ha "sfornato" due portieri. Questo è il caso dei fratelli Gomis, estremi difensori italo-senegalesi in forza al Torino. Se in panchina si è visto qualche volta Lys, il fratello maggiore classe 1989, in Primavera si sta mettendo in luce quello che sembra essere il più dotato in famiglia, Alfred. 

Alfred Benjamin Gomis nasce a Ziguinchor (Senegal) il 5 settembre 1993 ma si trasferisce in tenera età a Cuneo, dove coltiva la passione per il calcio. Insieme al fratello maggiore Lys entra a far parte delle giovanili granata all'età di 8 anni. Alfred stupisce tutti a Torino per il suo fisico imponente, decisamente più sviluppato rispetto ai pari età. Le sue doti fisiche, unite a piedi discreti, lo portano a giocare attaccante, dove Alfred si diverte ed ha la possibilità di far valere i suoi centimetri ed i suoi kili. I tecnici delle giovanili torinesi ci mettono poco a capire che il fisico di Alfred è perfetto per fare il portiere, ma il ragazzo è inizialmente riluttante. Ma a Torino hanno un asso nella manica, che risponde al nome di Lys Gomis, fratellone di Alfred che lo convince a provare ad allenarsi fra i pali. La scelta è azzeccatissima, perchè Alfred mostra tutto il suo talento e il suo coraggio fin dalle prime apparizioni. Insieme al fratello compie l'intero percorso giovanile, andando ad ereditare il ruolo di titolare nella formazione Primavera. Per Alfred, 19 anni compiuti da poco, è questa la terza stagione da titolare con la Primavera del Torino, con la quale spera di vincere lo Scudetto o il campionato di Viareggio, che manca ai granata da ormai troppo tempo.
Il sogno dei due fratelli Gomis, comunque, non può che essere uno solo: il debutto in Serie A. Se e quando riusciranno a coronare questo sogno, stabiliranno probabilmente un record. Ad oggi, infatti, nessun portiere africano ha mai giocato nella massima serie italiana.
Quella della famiglia Gomis è una storia davvero bella, e quantomeno bizzarra. Figli di Charles, un portiere amatoriale senegalese, stanno tutti cercando di giocare fra i pali. Il Torino ha infatti recentemente messo sotto contratto Maurice Gomis, 13enne terzogenito che gioca con gli Allievi, ma ha già prenotato il piccolissimo David, di appena due anni. In una famiglia così, il futuro da portiere è assicurato anche per il quarto Gomis.

194 cm 80 kg di peso, Alfred Gomis è un portiere fisicamente prestante. Forte ed estremamente determinato, è un portiere dotato di ottimo senso della posizione e grande esplosività. La sua altezza lo rende praticamente imbattibile nelle palle alte, sulle quali svetta con agilità. Sulle palle basse, complice anche la statura elevata, deve migliorare. In allenamento si vede chiaramente che, in collaborazione allo staff tecnico granata, si lavora in questa direzione. Reattività e velocità sono caratteristiche essenziali per un portiere moderno, Gomis lo sa e osserva con attenzione Gillet, il portiere titolare del Torino le cui armi vincenti sono proprio i riflessi "felini".
Alfred Gomis ha ottimi piedi, il che lo rende abile nel far ripartire l'azione sia appoggiandosi ai terzini che cercando le punte con il suo calcio profondo e preciso. Caratterialmente è un ragazzo umile e schivo, ma in campo si trasforma. Determinazione e concentrazione fanno di Gomis uno dei leader della formazione granata.
Infine, l'ultimo grande pregio di Alfred è la freddezza quando si trova a dover parare un calcio di rigore. In queste circostanze è bravissimo, tanto da aver ipnotizzato più di un tiratore dagli undici metri. Fra le sue vittime, durante la scorsa stagione, spicca di certo Mauro Icardi, il nuovo "fenomeno" della massima serie. Con un balzo felino Gomis è riuscito a sventare il tiro dagli 11 metri dell'italo-argentino, destando un'ottima impressione su tutti gli spettatori.
In possesso del doppio passaporto, Alfred Gomis è nell'orbita delle nazionali giovanili senegalesi. Le nuove normative Fifa permettono al giovane portiere di scegliere la sua definitiva nazionalità quando avrà la prima chiamata in Nazionale maggiore, e in famiglia sperano segretamente che sia l'Italia.







Cavani: "Abbiamo più fame della Juve"


Che strano vederselo di fronte con la chioma raccolta e coperta da un cappellino di lana. In compenso quel sorriso stampato sul volto, che ne accompagna il saluto, appare ancora più solare, mette a proprio agio l'interlocutore. E' sereno, Edinson Cavani, felice per il momento che sta vivendo e per la convinzione, sempre più forte, che qualcosa d'importante accadrà da qui a metà maggio, quando si concluderà il campionato. Sì, diciamocelo subito, lui nello scudetto ci crede. E si rifà ai numeri per avvalorare il suo pensiero e ad una classifica che vede il Napoli a meno tre punti dalla Juve e, quindi, dal primato. Scudetto, e poi? Poi parlerà anche del futuro, dei giovani, del confronto con i campioni d'Italia. Ma, prima di ogni altra cosa, c'è l'attualità del mercato che racconta di un colpo di scena incredibile: il ritorno di Mario Balotelli in Italia. La serie A ritrova un grande protagonista: condivide? «Balotelli darà una grossa mano al Milan, certo lui ha il suo carattere, ma sono convinto che migliorerà. Se si concentrerà solo sull'aspetto calcistico, sarà importantissimo per il club e per il campionato. Con il suo acquisto, il Milan potrà competere per lo scudetto, anche se gli servirà una maggiore continuità nei risultati. Finora ha vissuto una stagione alterna, ha incontrato qualche difficoltà ma, per il potenziale tecnico di cui dispone, può tornare competitivo». Una situazione simile la sta vivendo pure l'Inter... «Si, ma è quarta in classifica. Anche lì la qualità non manca. Io non la perderei d'occhio». La politica dei giovani sta caratterizzando il presente di moltissimi club, il Napoli disputerà la finale di Coppa Italia Primavera. C'è un ritorno importante dei settori giovanili: può essere questa la strada per rimediare ai danni causati dalla crisi economica? «Credo di sì. In Italia ci sono tantissimi ragazzi interessanti che stanno dimostrando di avere qualità incredibili. El Shaarawy, tanto per citarne uno, oppure Lorenzo Insigne, giovani che meritano l'attenzione dei rispettivi club. Io sono convinto che, nel giro di qualche anno e con la crescita di questi ragazzi, il calcio italiano diventerà il più importante del mondo. E' interessante come anche le grandi società si siano convinte che il prodotto proprio può essere migliore di quello che viene loro offerto dal mercato». L'entusiasmo per il secondo posto ha contagiato tutto l'ambiente: ritiene che il progetto Napoli possa completare la prima parte quest'anno, arrivando allo scudetto? Sono trascorsi 23 anni dalla conquista dell'ultimo titolo... «L'opportunità è importante e non possiamo ignorarla. D'altra parte, i numeri dicono che il titolo è alla nostra portata. Ce la possiamo fare, certo, e lotteremo fino in fondo per riuscirci. Qui ci sono motivazioni straordinarie, un entusiasmo difficile da controllare, talvolta. Meno male che la squadra è concentrata. Noi vogliamo coltivarlo questo sogno. Poi, a fine campionato si vedrà». Gli eventi degli ultimi giorni raccontano di una Juve nervosa e discontinua nei risultati. La contestazione all'arbitro Guida, dopo la gara col Genoa, costa 6 giornate di squalifica: ritiene che si possa parlare di crisi? «No, ma quale crisi! E' soltanto un momento di scarsi risultati. Loro hanno ottimi giocatori che possono fare la differenza, sempre. Però dovranno essere bravi a gestire le pressioni: sanno bene che alle spalle hanno squadre come Napoli, Lazio ed Inter, pronte ad aggredirli». Che cosa ha in più il suo Napoli rispetto alla Juve? «Una grande fame di successi, la stessa che hanno avuto loro lo scorso anno. Forse proprio quello che c'è mancato nel recente passato, mentre adesso stiamo dimostrando di avere davvero quella determinazione che serve per vincere. Di sicuro, ai nostri antagonisti non invidiamo nulla, abbiamo un organico di primo livello ed uno staff tecnico eccezionale. Dunque, tutto dipenderà da noi. Dobbiamo convincerci che nulla ci è vietato». Manca un mese allo scontro diretto: le capita di pensare a quello che potrà succedere il 1° marzo? In città non si parla d'altro che di questa partita che si giocherà al San Paolo. «Vorrei arrivarci con una classifica tale che quella sfida dovrà diventare determinante per il primo posto. Già da qualche settimana si sta parlando di questo evento, la gente è entusiasta e tutto ciò ci trasmette una grande carica». La metamorfosi tecnica è stata straordinaria, dal giorno dell'arrivo a Napoli, la sua crescita è stata devastante al punto tale da essere ritenuto tra i migliori attaccanti al mondo: che cosa è cambiato, Cavani? «Ho lavorato tanto per migliorarmi, sono sempre stato convinto che l'impegno avrebbe pagato, alla fine. E così sono diventato Cavani». Chi tra gli attaccanti del nostro campionato può insidiarle il primato della classifica dei cannonieri? «Nessuno (e sorride divertito ndr). No, sto scherzando, ovviamente. Il vincitore sarà uno tra Di Natale, El Shaarawy ed il sottoscritto anche se non trascurerei Milito». Parliamo del futuro. Crede che potrà bastare la clausola rescissoria di 63 milioni di euro per smontare le intenzioni di chi starebbe pensando di acquistarla? Arsène Wenger, tanto per citare chi si è già esposto, è uno di questi. Ma si parla tanto anche del Manchester City e del Real Madrid. «Se un club ha un progetto preciso e vuole puntare su di me, non può spaventarsi dinanzi a questa cifra. Io per adesso non ci penso, poi sarà la società a valutare il da farsi». Ma sarà lei ad avere l'ultima parola, glielo permette la clausola. «Sì, ma molto dipenderà dalla proposta che mi farà il presidente a fine stagione. Io qui sono felice, Napoli mi ha dato tanto ed io cerco di ripagare. Ne riparleremo». Dica la verità, le è mancata la Champions League? «Sì, abbastanza. Ho provato delle emozioni uniche lo scorso anno. Roba che resta dentro, che ti dà esperienza e fiducia. Ci ha fatto crescere in prospettiva campionato ed Europa League, perché anche questa manifestazione è diventata interessante». Lei vuole sempre giocare, ha chiesto di essere in campo sia in Coppa Italia, sia nelle ultime tre gare del girone di Europa League, oltre al campionato: lo farà mica per battere il record personale di reti stagionali (33)? «Io voglio giocare sempre, perché me la sento, sia fisicamente sia mentalmente. E' chiaro che poi decide Mazzarri ed io ne rispetto la volontà anche se gli faccio capire che voglio giocare». Che effetto le fa sapere che c'è un'intera città che le ha affidato le speranze per rivincere lo scudetto? «Non avverto pressioni, ma la responsabilità di ripagare i tifosi per l'affetto che mi dimostrano. Il mio impegno è quello di prepararmi al meglio per dare loro ciò che meritano. Sono tranquillo, non vivo solo di calcio, mi piace molto dedicarmi alla famiglia, a mio figlio Bautista. Tra poco diverrò un'altra volta padre: sarà un altro maschietto che chiameremo Lucas». Ogni club ha il suo calciatore-bandiera: potrebbe essere lei quello del Napoli? «Non lo so, però se un giorno dovessi andare via, a giocare altrove, mi piacerebbe se venissi ricordato come un giocatore che ha dato tanto a questa città e a questa società».

Conte sogna un regalo last minute: Ishak Belfodil


E' Ishak Belfodil il primo grande desiderio di Antonio Conte. Il forte e talentuoso centravanti del Parma, appena 21enne, sarebbe l'acquisto giusto per rinforzare un attacco che necessita di goal e forza fisica senza rinunciare alla tecnica. Leggiamo insieme gli ultimi retroscena, riportati da blizquotidiano.it:

Il calciomercato della Juventus è destinato a chiudersi con il botto. L’arrivo di Nicolas Anelka non ha placato la voglia di un centravanti da parte della Juventus. I bianconeri, dopo aver vagliato a lungo il panorama internazionale, hanno deciso di provare a portare a Torino due centravanti: Belfodil del Parma e Giampaolo Pazzini del Milan. Belfodil da quando è al Parma ha giocato 20 partite e ha segnato 7 gol e soprattutto è in costante crescita dal punto di vista atletico e tecnico. Il Parma lo considera un incedibile ma la Juve potrebbe convincerli a cambiare idea inserendo nell’affare un centravanti “già fatto” come Alessandro Matri che non rientra più nei piani di Antonio Conte. Perchè Matri dovrebbe accettare il Parma? Per rilanciare la sua carriera così come ha fatto un altro ex juventino Carvalho de Amauri. Belfodil chiaramente non ci pensarebbe due volte ed accetterebbe al volo il progetto dei campioni d’Italia in carica. Se questa trattativa andrà in porto la Juventus si troverebbe in pari, via Matri e in rosa Belfodil, e potrebbe tentare il colpo last minute: Pazzini. Il Milan ha ufficializzato Mario Balotelli. L’ex centravanti del City sarà il centravanti titolare nel tridente di Massimiliano Allegri e tirerà rigori e punizioni. Stephan El Shaarawy partirà sul centro sinistra mentre Niang o Robinho partiranno sul centro destra. Insomma il Milan ha molti attaccanti in rosa e per questo motivo potrebbe privarsi di Pazzini. Anche perchè dopo l’arrivo di Balotelli, Pazzini sarebbe deleggittimato: non sarebbe più titolare e quindi non sarebbe più nemmeno il rigorista dei rossoneri. Pazzini sarebbe pronto a dire sì alla Juventus per giocarsi un posto da titolare con Mirko Vucinic e Nicolas Anelka, due calciatori con caratteristiche diametralmente diverse da lui. La Juve guarda anche al futuro e conclude un affare molto stimolante in prospettiva: il FeralpiSalò, sul suo sito internet ufficiale, ha comunicato che i bianconeri hanno acquistato dal Parma la metà del portiere classe 1992 Gallinetta. Il calciatore resterà nella società lombarda in prestito fino al termine della stagione. ”Ottimista sulla Juve? Assolutamente si’, anche se devo dire che ieri ho visto una Lazio estremamente estremamente estremamente fortunata, mentre noi fortunati lo siamo stati davvero poco. Ma non sono assolutamente preoccupato”. Lo ha detto Lapo Elkann, questa sera al Museo dell’ Automobile di Torino, a margine della presentazione del suo libro ‘Le regole del mio stile’. La Juventus fara’ ricorso contro le squalifiche di Bonucci e Marotta, ma non per quella di Conte e Chiellini. Secondo la tesi bianconera, infatti, i ”comportamenti ingiuriosi e intimidatori” attribuiti nel referto al dirigente e al difensore, non si sarebbero verificati.

Mateo Kovacic, il profilo del nuovo regista nerazzurro


Mateo Kovacic, classe 1994, è lui il vero colpo dell'Inter, che si è assicurata un potenziale campione. Ma chi è Kovacic? Scopriamolo meglio leggendo cosa dicono di lui Boban e i giornalisti Gazzetta:

L'arrivo a sorpresa di Mateo Kovacic all'Inter ha dato il via ai commenti sulle qualità del giovane croato. Molto positivo il commento di Zvonimir Boban ex stella del Milan e croato come lui: «Ha le potenzialità per diventare più forte di me, è un professionista serio. Non è un playmaker nato, non è ancora un calciatore completo, deve lavorare, ma ha il calcio nel sangue, è un talento completo. È molto veloce, rapido. L'Inter ha fatto bene a prenderlo. Può giocare centrosinistra e centrodestra, sia nel 4-3-3 sia in un 3-5-2; anche mezzapunta e regista avanzato. Tra qualche anno potrà fare anche il playmaker». Divertente soprattutto l'analisi di un altro croato famoso, l'ex tennista Ivan Ljubicic, che bene conosce il giovane appena preso dall'Inter. «Non avevamo un talento così dai tempi di Boban — ha spiegato a Sky Sport Ljubicic, numero 3 del mondo nel 2006 —. E credo che assomigli all'ex milanista più che a Modric, cui pure molti lo hanno paragonato. Sono contento che Mateo sia arrivato in Italia. Molto meno che sia arrivato all'Inter, essendo io di fede rossonera. Ma in fondo va bene così. Kovacic è il talento più grosso che c'è in Croazia, promette veramente bene. A 17 anni è stato anche capitano in Champions con la Dinamo Zagabria. La cifra spesa? Non mi sorprendo, è una cifra giusta. Vale quei soldi. E in tre mesi avrà imparato l'italiano». I rivali C'è anche Vincenzo Cavaliere, direttore generale dell'NK Zagabria, il club rivale della Dinamo di Kovacic, che è intervenuto ai microfoni di Sky Sport per presentare il talento acquistato dall'Inter: «Un calciatore molto forte, un po' diverso da Modric, somiglia più a Boban. I tifosi dell'Inter possono stare tranquilli, questo è un grande acquisto. Su di lui c'erano il Bayern e il Real Madrid, e l'Inter ha dimostrato grande forza con questa operazione».

Trattasi di colpaccio. Perché tutti ne parlano strabene. Perché su di lui c'erano Manchester United, Chelsea e Real Madrid. E allora l'Inter ha rifatto finalmente l'Inter: e s'è presa Mateo Kovacic, classe '94, regista puro, pagandolo 11 milioni di euro più bonus e prospettandogli un accordo di 4 anni e mezzo, fino al 2017. Se è vero che l'Inter voleva rispondere coi fatti (e col talento) al colpo-Milan legato a Mario Balotelli, bé, ecco lui, tenuto nascosto fino all'ultimo e pronto ad arrivare a Milano dopo un blitz nerazzurro che ha scintille d'orgoglio. Strama consiglia: preso Si erano fatti tanti nomi per il ruolo di regista. Tantissimi. E in effetti l'Inter era andata su Lucas Biglia (Anderlecht), su Valdes (Parma), su Cigarini (Atalanta), rifiutando poi il «regalo» Fernando Gago che gli aveva proposto il Valencia. Il tutto un po' per confondere le idee, per normali sondaggi e perché l'affondo sul ragazzo croato (nato in Austria) pareva difficile proprio per la concorrenza che si era venuta a creare da tempo. Però? Però alla fine è stato fatto il regalo a Stramaccioni, perché è stato il tecnico romano ad aver messo Mateo in cima alla lista dei dispenser di gioco. Non potevo dire no «È successo tutto così in fretta, sono ancora sotto choc, non so nemmeno cosa dire: all'Inter non si può dire di no. Devo superare ancora le visite mediche, ma spero siano una formalità», ha raccontato Mateo. L'affare, come detto, è stato chiuso con un vero e proprio blitz: grazie anche all'intermediario di fiducia Giuseppe Bozzo (che ha già portato in nerazzurro Cassano e Schelotto), il duo di mercato Branca&Ausilio ha battuto i 9 milioni offerti dal Chelsea e i 10 messi sul piatto da Real Madrid e Man United. Il giocatore - che era in ritiro in Bosnia con la Dinamo - raggiungerà i nerazzurri oggi. Riattivando il progetto Giovani.

30 gennaio 2013

Monsieur Verrattì sempre nei piani della Vecchia Signora


C'è sempre Marco Verratti nei pensieri dei dirigenti bianconeri. Lo conferma su Sky Sport 24 Gianluca Di Marzio dall'Atahotel Executive di Milano. Ecco le sue parole riprese da Tuttojuve.com: "Scambio Verratti-De Rossi? Non credo. Poco fa ho incrociato l'agente di Verratti, Donato Di Campli e mi è sembrato molto tranquillo, molto sereno, sicuramente non in ansia da prestazione, da contratto da definire. Non ci sono margini per un passaggio di Verratti alla Roma in questa finestra di mercato. Tra l'altro su Verratti, resta in maniera molto concreta e intensa il corteggiamento della Juventus, che già seguiva il giocatore l'estate scorsa, prima del passaggio al club francese. Se dovesse tornare in Italia, la Juventus resterà un'opzione privilegiata soprattutto per i pensieri del giocatore".

(tuttomercatoweb.com)

Il Napoli crede al Tricolore: Rolando per un bunker difensivo


Silvio Vieira, giornalista portoghese di Radio Reinassance da Oporto, ha rilasciato alcune considerazioni ai microfoni di Marte Sport Live. Ecco la presentazione del forte difensore neo napoletano: "Il Napoli ha fatto un grande affare con Rolando. E' un calciatore importante ed ha fatto parte della Nazionale portoghese. E' un ragazzo ambizioso e ci ha rivelato che quello italiano è il suo campionato preferito. E' un difensore veloce e può giocare sia centrale che a destra in una difesa a 3, essendo molto veloce. E' abile nel gioco aereo e sa uscire anche palla al piede. E' un bravo ragazzo, un atleta premuroso e non ama uscire di casa. E' stato fermo per sei mesi poichè voleva lasciare il Portogallo. Ha tanta voglia di fare bene e di giocare per riprendersi la Nazionale. In estate ha rifiutato le opzioni che gli aveva offerto il Porto: Fiorentina, Qpr e Galatasaray, voleva una squadra più ambiziosa per questo ha scelto il Napoli".
 

Juve: occhi su pazzini senza perder di vista Immobile e Lisandro Lopez


Juve, ritorna l'idea-Pazzini. Lisandro Lopez resta in pole, ma il rossonero piace e ora può rimanere chiuso da Balotelli.
(Corriere dello Sport)

Per l'argentino pronti 4,5 milioni, ma il Lione non molla: sfumano Immobile, Borriello e Gabbiadini. Lisandro Lopez, ultima offerta. Sul fronte mercato, si fa sempre più concreta la possibilità che la Juventus chiuda così, senza ulteriori colpi da prima squadra. L’offerta per Lisandro Lopez è stata portata a 4,5 milioni di euro come riscatto obbligatorio a giugno, ma da Lione non arrivano ancora segnali di apertura. E ormai siamo davvero agli sgoccioli della sessione invernale. In ogni modo, la linea con la Francia resterà aperta fino all’ultimo, perché Lisandro piace, soprattutto a Conte, che là davanti vorrebbe un po’ di sostanza in più in vista di una volata scudetto che si annuncia lunga, insidiosa e faticosa. Il contratto del 29enne argentino scade nel 2014, nonostante ciò Jean-Michel Aulas, presidente del Lione, continua a valutare 8-9 milioni il cartellino del suo giocatore. E finora ci perde indirettamente pure la Fiorentina, che era pronta a intervenire su Quagliarella: l’attaccante bianconero invece non può muoversi finché non ci sarà l’eventuale acquisto di Lopez. Ciao Immobile Nel frattempo, è definitivamente saltata la carta Immobile. L’infortunio di Floro Flores costringe infatti Preziosi a bloccare qualsiasi uscita per il suo Genoa, fra l’altro in pienissima lotta per non retrocedere. Quindi, stoppato anche Marco Borriello, altro centravanti gradito al tecnico della Juventus. Più in generale, comunque, Marotta e Paratici non insisteranno nemmeno per Gabbiadini e Boakye, prestati a Bologna e Sassuolo, club che sono in piena lotta per la salvezza (il Bologna) e la promozione in A (il Sassuolo), quindi per nulla intenzionati a lasciare facilmente via libera ai campioni d’Italia.
 (Gazzetta dello Sport)

I retroscena del mercato svelati dall'esperto: Gianluca Di Marzio


Come al solito, tutto alla fine. Perché il mercato italiano è fatto così, si diverte a stare in apnea, trascinando le operazioni all'ultimo respiro. Prepariamoci dunque a due giorni di notizie a raffica, trattative che nascono e si chiudono in poche ore, una schizofrenia tutta italiana. A Linate, intanto, arriva Balotelli: volo privato da Londra, maglia numero 45, visite e presentazione entro venerdì. Il Milan ha sperato di prenderlo in prestito, trovando un muro come nel caso di Tevez. Ha deciso così all'improvviso di investire, del resto non poteva solo cedere. 20 milioni più bonus (legati a eventuali successi nei prossimi anni in Italia e in Europa), 5 rate da 4. Il giocatore è venuto incontro alle esigenze del nostro calcio, da altre parti avrebbe guadagnato sicuramente di più. Qui prenderà 4 milioni e vari premi, ecco perché ha vinto la volontà di tornare a casa, adesso tocca a lui decidere di non sprecare definitivamente il suo talento. Questa infatti è una grande occasione, forse l'ultima. Il mercato di Galliani non finisce qui, perché Emanuelson è già in Inghilterra per firmare col Fulham (prestito secco) e dagli inglesi potrebbe forse arrivare in cambio Kasami. Le altre idee per il centrocampo portano a Genova. Ma Preziosi -che ha preso Cassani e quasi Ortiz- non vuole indebolirsi dando Kucka e la Samp spera di trattenere Poli, richiesto a giugno dalla Juve. A proposito, i bianconeri restano in prima fila tra i corteggiatori di Verratti. Che resterà al Psg almeno fino a giugno, ma non ha mai smesso di pensare alla maglia bianconera. Quando per esempio, nei giorni scorsi, c'è stato un approccio con la Roma, Marco non s'è mostrato convintissimo. Proprio perché, se dovesse mai tornare, aspetterebbe la chiamata di Conte. Torneranno subito in serie A invece sia Sissoko che Kuzmanovic. Momo è stato preso in prestito dalla Fiorentina, un'altra mossa a sorpresa di Pradè. Mentre Kuz tratta con l'Inter che sta cercando di anticipare il suo arrivo: Naletilic, l'agente del centrocampista, è a Stoccarda per definire la cifra di uscita, i tedeschi hanno chiesto 2 milioni. Liverpool e Valencia stanno provando a inserirsi, ma l'Inter si sente al sicuro. E nel frattempo regala Schelotto a Stramaccioni, insegue ancora Biglia dell'Anderlecht, punta Peruzzi del Velez, prenotando Paulinho per l'estate. È una telenovela infinita questa col Corinthians: Ausilio l'aveva in pugno a giugno per 8 milioni, ma l'affare salto' perché Moratti non era convintissimo. Adesso costa il doppio, minimo. E non ci sono i tempi tecnici per fare adesso un'operazione del genere. Paulinho poi voleva comunque concludere la stagione in Brasile, all'Inter il compito di bloccarlo sul serio questa volta, evitando nuove puntate. All'Ata si è visto anche il Napoli, con Bigon in contatto continuo col Portogallo dove aveva spedito Micheli in missione. Per Rolando è dura, il difensore vuole lasciare il Porto a titolo definitivo, spinge il Qpr. Ancora più dura avere Benatia subito. L'Udinese lo cederà solo a fine campionato, il Napoli si è candidato seriamente. In Spagna finiscono sia Fernandez che Acquafresca, uno al Getafe e l'altro al Levante, buon viaggio. Anche alla Lazio che ha mandato un altro emissario in Brasile sperando di chiudere per Felipe Anderson. Il gioiellino del Santos è un potenziale crack, così si spiega il secondo blitz consecutivo organizzato da Lotito per prenderlo. La richiesta è di 10 milioni più il 30% della futura rivendita lasciato ai brasiliani, l'offerta della Lazio può spingersi massimo a 7. Si tratterà a oltranza, magari ottenendo una prelazione per il futuro, chissà se per ereditare la maglia di Hernanes. Mezza Europa, infine, si muove per Icardi, non c'è da stupirsi: il Monaco ci ha provato seriamente (il ds dei monegaschi, Pecini, lo porto' alla Samp dal Barcellona) ma senza riuscire a convincere Osti. Nelle prossime settimane, insisterà l'Inter e si muoveranno Chelsea e Tottenham. Almeno in questo caso, siamo solo all'inizio...

(tuttomercatoweb.com)

L'Inter piazza il colpo Schelotto


Matias Ezequiel Schelotto in arrivo all'Inter. Secondo quanto svela Gianluca Di Marzio a Sky Sport, l'Inter ha praticamente ultimato l'operazione con l'Atalanta. E spuntano anche le cifre di un accordo virtualmente raggiunto e da completare domattina: si fa per 3,5 milioni di euro cash più la metà del cartellino di Marko Livaja. Gli ultimi dettagli sono legati alla valutazione della metà di Livaja, da ultimare appunto domani tra Inter e Atalanta. Ma in queste ore, l'affare è stato praticamente chiuso per Schelotto in nerazzurro da subito. Attenzione anche all'eventuale futuro poi di Livaja, perché l'Eintracht Francoforte lo vorrebbe comunque in prestito e l'Atalanta potrebbe quindi girarlo in Bundes in prestito. Secondo un'indiscrezione rimbalzata sulla rete, Inter e Atalanta si incontreranno questa sera per favorire il passaggio dell'esterno Ezequiel Schelotto alla corte di Stramaccioni. A quanto pare, l'Inter è pronta ad alzare l'offerta cash a 3 milioni, mentre permane una leggera distanza sulla valutazione della metà del cartellino dell'attaccante croato Marko Livaja (Branca la valuta 2,5 milioni di euro, l'Atalanta 1,8). L'impressione è che, per una cifra vicina ai 5 milioni di euro, l'affare vada in porto.

(calciomercato.com)

29 gennaio 2013

Welcome back SuperMario


Mi pare doveroso fare i complimenti al Milan e ad Adriano Galliani. Non tanto e non solo per il ritorno di Balotelli, quanto piuttosto per aver accantonato l'affaire Kaka ed aver puntato decisi su un giocatore più forte, più utile e più giovane.
Troppo spesso si dimentica che Mario Balotelli è nato il 12 agosto 1990, e che compirà 23 anni all'inizio della prossima stagione sportiva. Davanti a sè ha circa 10 anni ad altissimi livelli e con quel talento nulla gli è precluso. L'approdo al Milan è un bene per il calcio italiano, ritengo infatti che solo i rossoneri e la Juventus avrebbero potuto aiutare il ragazzo ad uscire dal suo torpore adolescenziale. E' presto per dirlo, ma sono convinto che Mario farà benissimo a Milano, mettendo in campo forza, grinta, classe e tanto spirito di rivalsa. Si, rivalsa verso tutti: gli inglesi ed il City, l'Inter e Moratti, i giornalisti e i detrattori.
Io, finchè Mario è stato nelle fila dell'Inter, non sono mai riuscito ad apprezzare completamente il suo talento, il suo dono. Ho sempre guardato a Balotelli con una certa diffidenza, per i colori della sua maglia e gli atteggiamenti da spaccone. Oggi, continuo a non condividere gli eccessi del ragazzo, ma per lo meno capisco che disponga di un grandissimo talento. E' un attaccante completo, capace di giocare come prima o come seconda punta; abile a rompere le difese, con il suo fisico imponente e la sua tecnica invidiabile. Complimenti al Milan per averlo portato in rossonero, perchè parliamo di un ragazzo che non ha nulla a che vedere con Cassano. Spesso i due son stati associati, ma non hanno nulla in comune. Balotelli è un professionista, sempre in forma e con fame di vittoria. Certo, spesso eccede con macchine, donne e bravate, ma in campo non ha mai deluso. Non si è mai presentato sovrappeso o si è fatto espellere per comportamenti riprovevoli, in campo ha sempre fatto il suo. Ha bisogno di fiducia, come tutti i giocatori, ma se gliela si da lui ripaga con goal e grandi giocate. L'unico a cui Balotelli dovrebbe forse chiedere scusa è Mancini, che lo ha protetto e coccolato, ma invano. In Inghilterra era ormai etichettato, segnato; il City aveva troppi galli nello stesso pollaio, doveva cambiare aria. Il Milan, questo Milan, è la squadra giusta. In coppia con El Shaarawy saranno presente e futuro del Diavolo, componendo una coppia formidabile per tecnica, fisicità e senso del goal.
Da mesi dico a tutti che il Milan arriverà in Champions, Balotelli può essere il tassello giusto per dare la scossa finale ai ragazzi di Allegri. Non sarà facile, perchè il campionato è molto livellato, ma SuperMario, il Faraone e il Pazzo son bocche di fuoco di valore mondiale. Forse al Milan manca un difensore di livello, ma a Galliani non si poteva chiedere di più in questo gelido inverno di trattative.

C'è chi pensa al presente e chi al futuro. Mattheus, Cevallos e..i ragazzini della nuova Juve


Sta nascendo la Juve del futuro. Il primo nome è quello di Josè Francisco Cevallos Enriquez, che da ieri sera è ufficialmente un giocatore bianconero. Il talento ecuadoregno proviene dalla Liga Deportiva Universitaria de Quito, squadra della capitale del paese sudamericano, con la formula del prestito con diritto di riscatto. Cevallos ha appena compiuto 18 anni ed è un trequartista raffinato, ottima tecnica, buon fisico e visione di gioco che gli permettono anche di fare un passo indietro e di poter essere utilizzato anche da centrocampista centrale. 'Panchito', questo il suo soprannome, è uno dei gioielli che hanno brillato nel recente campionato sudamericano Sub 20. Lo volevano in tanti, ma la Juve ha anticipato tutti perché era sulle sue tracce da tempo. Cevallos, inoltre, è figlio d'arte: suo padre, Josè Francisco, oggi ministro dello Sport in Ecuador, è stato uno dei più importanti portieri del paese sudamericano (78 presenze in Nazionale) e ha partecipato la Mondiale 2002. Figlio d'arte è anche Mattheus Andrade Gama de Oliveira, più semplicemente Mattheus. Il papà è Bebeto, leggendario attaccante del Brasile di una ventina di anni fa. Celebre è una foto del padre che ai Mondiali di Usa '94 esulta per un gol mimando il gesto della culla. La dedica era proprio per il neonato Mattheus, chiamato così perche' l'idolo di Bebeto senior era il centrocampista tedesco ex Inter, Lothar Matthaeus. Bebeto junior ha già fatto il salto tra i grandi, giocando con il Flamengo 11 gare nell'ultimo campionato. E' stato anche lui al Sub 20 ma il Brasile e’ stato eliminato. Caratteristiche: mezza punta mancina, anche lui dotato di un fisico possente e naturale predisposizione al gol. La Juve è a un passo da lui, esborso preventivato attorno ai 2 milioni di euro. E un altro talento in arrivo è Vajebah Sakor, centrocampista centrale norvegese di origine liberiana. Classe ’96, proviene dal Rosenborg ed e’ già stato nell’orbita di Milan, Arsenal e Liverpool. È asta invece per Nicolas Castillo, altra stella del Sub 20. L'attaccante cileno classe '93 piace infatti molto anche all'Inter. Standard Liegi (con una offerta di 1,7 milioni) e Stoccarda (2,2 milioni) hanno provato a fare sul serio con l'Universidad Catolica ma al momento sono stati respinti. L'ad Beppe Marotta prepara anche in questo caso l'assalto decisivo. Intanto la Juve del futuro sta già prendendo forma a suon di talenti.

(calciomercato.com)

L'Inter risponde al Milan: Mauro Icardi


Serve un colpo mediatico, in linea con i nuovi parametri economici, che rappresenti il presente e il futuro. Massimo Moratti a parole ha glissato sull'acquisto (probabile) di Balotelli da parte del Milan, in realtà è infastidito e ha dato mandato ai suoi di rispondere per le rime, con un colpo. L'Inter infatti ha scelto Mauro Icardi come risposta allo sbarco di Super Mario a Milano, sponda rossonera. Le continue richieste al rialzo del Cortinthians per Paulinho hanno fatto perdere la pazienza al patron nerazzurro, che ora pensa di orientare gli introiti delle cessioni di Sneijder al Galatasaray e Coutinho al Liverpool sulla punta della Sampdoria, sorpresa di questo campionato. Classe 1993, la punta di Rosario cresciuto nelle giovanili del Barcellona, ha il contratto in scadenza nel 2015, ma in questi giorni, tramite il suo agente, ha chiesto un rinnovo fino al 2018 con ritocco dell'ingaggio, da 60 mila euro annui a circa 500 mila. La Sampdoria è ferma a 400, in linea con l'ingaggio dell'altro baby Obiang, per questo la trattativa è ferma. L'Inter, dal canto suo, sta pensando di fare un'offerta per avere subito Icardi per poi lasciarlo sei mesi a Genova. La Sampdoria non ha dichiarato incedibile il giocatore e per 10 milioni di euro è pronta a sedersi intorno ad un tavolo. Tocca a Moratti decidere.

(calciomercato.com)

Calciomercato Toro: Adem Ljajic per sognare in grande


In casa Torino si continua a coltivare il sogno di mercato che porta ad Adem Ljajic. Il trequartista della Fiorentina, secondo quanto riportato da Tuttosport, ha in Giampiero Ventura un grandissimo estimatore e cercherà fino all'ultimo di averlo in questa sessione di mercato. La società viola, infatti, potrebbe lasciar partire il giovane serbi nel caso in cui Pradè riuscisse a consegnare a Montella un attaccante di livello che chiuderebbe definitivamente gli spazio all'ex Partizan Belgrado. Sempre dalle fila viola si tiene in considerazione anche il nome di Mounir El Hamdaoui.

(tuttomercatoweb.com)

Stangata Juve: ecco chi paga


Il Giudice Sportivo ha presentato un conto pesante alla Juve, com'era ampiamente scontato a norma di regolamento. La fondatezza delle proteste bianconere (come fondate erano quelle del Genoa, defraudato di un evidente rigore) non giustifica né legittima la platealità e il nervosismo incontrollato di chi ha protestato. E fin qui ci siamo. Adesso, però, ci piacerebbe sapere quali saranno i provvedimenti che Nicchi & Braschi prenderanno a carico dell'ineffabile Guida che, secondo Massimo Chiesa, ex arbitro internazionale ed esperto di questioni arbitrali di calciomercato.com, ha diretto in modo disastroso. Naturalmente, nonn soltanto secondo Chiesa. Ci piacerebbe sapere se sia vero che Guida abbia affermato: "Era rigore, ma non me la sono sentita di darlo al novantatreesimo", come ha accusato Conte. Perchè delle due l'una: o Conte dice la verità o mente. E siccome, sinora, Conte non è stato smentito da nessuno, se il silenzio continua vuol dire che ciò che ha detto è vero. E, se è vero, per un lungo periodo Guida deve essere collocato a riposo, così si ricorda che, quando un rigore c'è, bisogna darlo. D'altra parte, l'ha detto lo stesso Nicchi: "Se un arbitro fischia, non sbaglia mai". Il problema è che Guida non ha fischiato. A proposito di Nicchi. Domenica sera, a Milano, sul palco del Teatro Dal Verme, durante il Gran Galà del calcio, a Michele Criscitiello che, correttamente gli poneva una delle domande del giorno ("Quando fate parlare gli arbitri?"), il presidente dell'Aia ha replicato stizzito: "Parleranno quando altri non parleranno più". Abbiamo cambiato canale.

(calciomercato.com)

28 gennaio 2013

Malesani per Zeman? Dalla padella alla brace


Senza peli sulla lingua dico: Malesani al posto di Zeman? E' come passare dalla padella alla brace. I media scrivono oggi: Zdenek Zeman non sta passando un buon momento alla Roma. Il tecnico boemo, dopo il tre a tre di ieri a Bologna rischia l'esonero. La sua squadra è bella a tratti ma rimane sempre un'incompiuta e per questa ragione la proprietà sta vagliando diverse ipotesi fra cui c'è anche quella di cambiare l'allenatore come conferma il direttore sportivo Walter Sabatini. "Il lavoro di Zeman e’ soddisfacente per alcuni aspetti, ma e’ chiaro che ci sono cose meno positive. E’ venuto il momento di interrogarci, e tra le valutazioni che stiamo facendo c’e anche un cambio della guida tecnica, benche’ marginalmente. Le regole sono appannaggio dell'allenatore ma noi non ci siamo sentiti attaccati da lui". Per Zeman decisivo il match contro il Cagliari, in alternativa è spuntato il nome di Alberto Malesani.

 Ma dove sarebbe il vantaggio di ingaggiare Malesani, un tecnico che ha fallito praticamente ovunque? Sembra una scelta Zeman-bis. Tesserare un allenatore che non ha mai vinto, nonostante abbia avuto buone squadre, sperando che inverta la propria rotta. Del tutto assurdo.

Goodbye Coutinho. Un mercato senza tempo e senza logica per l'Inter


Coutinho, classe 1992, ceduto al Liverpool. Ma che senso ha? Qual'è la logica che muove il mercato dell'Inter, che cede un ragazzo ventenne per prendere Tommaso Rocchi, nato nel 1977 e mai stato un giocatore che cambiava le partite. Io non lo capisco, non c'è logica.
La Gazzetta dello Sport fa oggi un quadro sul mercato nerazzurro:

Mettiamola così: la tavola è imbandita, manca ancora l'ok definitivo del Grande Chef. Il Grande Chef è Massimo Moratti, e il sì o il no per Paulinho dovrebbe arrivare in giornata, una volta avuta la certezza del reale costo dell'operazione. «Paulinho? — dice il numero uno nerazzurro — Certamente costa troppo, e se sarà un'opportunità lo valuteremo nei prossimi giorni». La logica sportiva (classifica e prospettiva Champions) dice che gli eventi Coutinho e Paulinho dovrebbero essere strettamente collegati, ma a questo punto non è escluso che le due operazioni vengano valutate disgiuntamente. Anche perché il Corinthians, dicono in Brasile, vorrebbe rinviare l'eventuale cessione a luglio. Insomma: il Grande Chef sta valutando, decidendo, e per farlo non può non ascoltare anche voci «di dentro» che lo frenano sull'opportunità immediata dell'operazione. Cou per 12,5 Ieri intanto sono cominciati i contatti decisivi con gli emissari del Liverpool capitanati dal direttore generale Ian Ayre. Gli uomini in Reds dovrebbero vivere oggi una giornata intensa per definire il trasferimento di Philippe Coutinho sulla base di 10 milioni di sterline più bonus, quindi attorno ai 12,5 milioni di euro. In Inghilterra raccontano che oggi il brasilianino potrebbe già fare le visite mediche per i Reds, cosa assolutamente plausibile visto che siamo già al 28 gennaio e a tutte le latitudini ci vorrà grande sveltezza nei tempi e nelle decisioni. Coutinho, coi Reds, firmerà probabilmente un quadriennale. «Ci sono delle opportunità da cogliere — dice Moratti —, a volte per altri giocatori può esserci la possibilità di avere più spazio, e per questo credo che per Coutinho quella inglese possa essere un'opportunità importante». Ciao ciao. Riflessione e cifra A quel punto — ma solo a Coutinho in via di definizione — si aprirà il file legato a Moratti e al suo assenso o meno all'operazione. C'è chi in società considera priorità l'assestamento entro giugno delle casse nerazzurre e che quindi i 7,5 milioni di euro (più bonus) di Sneijder sommati alle sterline per Cou possano diventare un buon rinforzo per l'economia dell'Inter che di certo vorrà ripensare in grande da luglio (Dzeko, Icardi...). Però l'obiettivo primario di questa stagione potrebbe fare la differenza: raggiungere la Champions è importante, per gli introiti, il prestigio e ciò che ne deriva. E un Paulinho in più — ne sono convinti i tecnici nerazzurri — potrebbe aiutare la corsa al 2°/3° posto. A questo punto tutto dipenderà dalla cifra esatta per l'acquisizione di Paulinho, cifra che oggi verrà valutata definitivamente da Moratti. Piano B Domanda che molti tifosi interisti si pongono: ma l'aggancio a Paulinho — una volta ceduto Coutinho — sarà automatico? Ancora no per quell'assenso subordinato a Moratti ma anche per la resistenza del Corinthians che — ripetiamo — preferirebbe non privarsi del giocatore fino al luglio prossimo. E allora, ecco l'eventuale Piano-B, certamente low-cost: comprenderebbe Kuzmanovic e Biglia, perché Nainggolan costa troppo ed è dichiarato incedibile. Occhio sempre a Schelotto: incassati i soldi di Coutinho, lo sforzo per l'atalantino potrebbe essere fatto. Ammesso che non venga fatto anche con il Piano-A, ovvero con l'acquisto di Paulinho.

Siamo sicuri che Paulinho si rivelerà l'acquisto azzeccato. Io, lo ammetto, non lo conosco. Ho visto qualche spezzone, ma non so che tipo di giocatore sia. Quel che invece so per certo, è che Coutinho non è un trequartista mediocre, ma un ragazzo che avrebbe mertitato più occasioni.

Il campionato degli urlatori


Da anni siamo settimanalmente abituati a quelli che io definisco "gli urlatori". Allenatori, dirigenti e presidenti che si piazzano davanti ai microfoni o in mezzo al campo e danno luogo a sceneggiate di bassissimo livello. Il più delle volte, tra l'altro, sono ingiustificate o incomprensibili, specchio di una frustrazione che con il calcio giocato non deve avere a che fare. Non importa chi sia il protagonista di tutto questo, la riflessione che ci dobbiamo imporre è di carattere più generale. Lo fa Zapelloni della Gazzetta dello Sport, in un editoriale interessante:

C' era una volta il campionato più bello del mondo. Adesso c'è un campionato perennemente sull'orlo di una crisi di nervi. Con gli arbitri regolarmente circondati, pressati, insultati. Date un'occhiata a quello che è successo tra ieri e sabato sui campi di serie A. Scene che fanno male allo sport e non solo a quello. Ha cominciato Antonio Conte appena Guida ha fischiato la fine della partita contro il Genoa. Guida, secondo le pagelle della Gazzetta, ha arbitrato da 4,5. E' indifendibile per gli errori che ha commesso. Ma non è ammissibile che l'allenatore campione d'Italia corra in mezzo al campo a gridargli in faccia «E' una vergogna» trascinandosi dietro mezza squadra (giocatori in tribuna compresi). C'è comunque una via di mezzo tra la sua reazione e un comportamento da Lord inglese. Ma se a Conte possiamo dare l'attenuante del carico di adrenalina che si può trovare addosso un allenatore a fine partita, anche se le sue sceneggiate sono apparse davvero scomposte e esagerate (e hanno innescato gli altrettanto scomposti e esagerati fischi di ieri sera a Milano), chi non ha la minima scusa è uno dei migliori dirigenti del calcio italiano, Beppe Marotta. L'a.d. della Juve ha avuto la brillante idea di dire: «Guida è di Torre Annunziata, provincia di Napoli, evidentemente era in difficoltà. Contesto la designazione...». Una sciocchezza sesquipedale. Può anche andare bene alzare la voce quando ci si sente accerchiati e perseguitati, ma arrivare a pronunciare affermazioni di questo tono è davvero spropositato. E lo stile Juventus non c'entra. Qui c'entrano solo il buon senso e la buona educazione. Merce sempre più rara in un mondo dove ad alzare i toni cominciano spesso i presidenti (capaci di dare della «zitella isterica» a un collega) e nell'assoluta mancanza di vertici (leggi Beretta e Abete) capaci di far rispettare un certo fair play e un certo ordine nei nostri campionati. Perché se la squadra campione d'Italia perde la testa in questo modo, poi tutti si sentono autorizzati a fare altrettanto. Ieri sono stati espulsi due allenatori (Colantuono e Gasperini) e un panchinaro (Miccoli), ma soprattutto abbiamo assistito a vere e proprie scene da Far West con 22 giocatori, portieri compresi (anche se uno era il capitano) attorno all'arbitro di Atalanta-Milan. Scene che soltanto la nostra Serie A esporta. Perché abbiamo la pessima abitudine di voler sempre vedere il veleno anche in un bicchiere d'aranciata. Un malcostume che non riusciamo a cambiare. E che magari un po' di chiarezza sulla regola dei falli di mano (come auspicato da Collina alla Gazzetta) potrebbe aiutare a combattere.

Polemiche e campanilismo sono e saranno sempre parte integrante delle nostre domeniche, cerchiamo solo di evitare di trascendere. Lo fanno praticamente tutti, da Conte a Mazzarri passando per Stramaccioni, Allegri, Rossi e compagnia bella. E' ora di dire basta.

27 gennaio 2013

Galliani apre uno spiraglio per Balotelli


Queste le importantissime parole, anche se molto brevi, per quanto riguarda la trattativa Milan-Balotelli, rilasciate da Adriano Galliani in esclusiva ai microfoni di Milan Channel al termine di Atalanta-Milan e riportate da Milannews: “Stiamo facedo bene. Abbiamo una buona squadra, se si ripartisse adesso andremmo in Champions. Quando sei dietro rimonti rimonti, sbagli, e poi piombi giù. Zapata? Grande prova, ce lo ricordavamo così: è un buon giocatore. Bene anche Niang. Son contento per Flamini, ha gamba: bene. Andiamo avanti così. Cavani-Pazzini? Il campionato si sta accendendo, sta diventando bello. Cinque domeniche fa era impensabile essere in questa posizione. Come dirigente credo di star facendo bene adesso rispetto a quando avevamo più risorse. Ora devi far frullare il cervello: ce la faremo. Possiamo giocarcela con tutti in Italia". "Zaccardo? E’ un’operazione legata a quelle per Constant e Acerbi. Non abbiamo portato a casa soldi, è un’operazione neutra dal lato economico. Balo è sempre 99.99%? No, 99.5% che non viene. E’ un fixing diverso da quello di ieri, ma la borsa è chiusa fino a domattina...”. E poi il solito sorriso a 32 denti e la fuga.

(calciomercato.com)

L'orgoglio di appartenenza: Daniele Portanova


Difendere Daniele Portanova è un'azione che mi potrà rendere impopolare, lo so. Quello che ha scritto su Twitter il difensore, però, mi ha colpito molto. Tralasciando i trascorsi di scommessopoli, che alla luce dei fatti si è rivelata una bolla di sapone, cerchiamo di capire perchè un ragazzo che ha sempre dato tanto per la maglia che ama, sia costretto ad emigrare.
Capitano e simbolo del Bologna, Portanova ha attaccato duramente il presidente felsineo Guaraldi, twittando: "Io nonostante l'amore per la maglia sono dovuto andare via, te che la maglia non l'hai mai amata sei li'. Questa la cosa che mi fa più male ma adesso vinca la verità. Bologna non ti merita". Ora, ma perchè un ragazzo che vuole restare in squadra, che non chiede più soldi e che la squadra ha aspettato per mesi viene ceduto? Per me è incomprensibile, tanto quanto un calciatore che rinnova e poi chiede la cessione o un ulteriore ritocco d'ingaggio. Sono le contraddizioni del calcio, sono il palese marcio che c'è dietro lo sport: i soldi. Sono i profitti, i bilanci e le plusvalenze a rovinare il pallone, a volte penso che i draft americani potrebbero essere la svolta. Poi mi fermo, rifletto e capisco che a livello culturale non ce li possiamo permettere. Il nostro sistema scolastico è diverso, non permette l'inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, figuriamoci in quello dello sport. Non siamo culturalmente ed intellettualmente pronti per qualcosa di questo tipo, ma dobbiamo trovare una soluzione. Basta mercati pazzi e senza senso, basta giocatori fuori rosa e ricatti contrattuali, basta ai giocatori strapagati che prendono per il collo società e tifosi.
Scusate, forse mi son fatto trasportare, ma ciò che mi interessa è sottolineare che il calcio è un gioco, e come tale va trattato. Allenamenti e partite devono essere il fulcro mediatico, non contratti, sponsorizzazioni e bilanci. Facciamo sentire noi, veri amanti del calcio e dello sport pulito, una voce forte e chiara: "il calcio è gioco".

Rooney vs Benzema: genrosità contro cinismo


Febbraio sarà il mese in cui la Champions tornerà ad entusiasmare gli amanti del pallone. Fra le tante belle sfide in programma spicca, di certo, Real Madrid contro Manchester United. La partita non rappresenta solo un intreccio dal fascino inimitabile, ma sarà anche l'occasione per vedere all'opera tanti campioni. Uno dei duelli che spiccherà, sarà quello fra Wayne Rooney e Karim Benzema, due dei terminali offensivi a disposizione di Mou e Sir Alex.

 

Ogni amante di questo sport potrà fare le sue scelte, ed in questo caso "si cade sempre in piedi". Io, però, ho una particolare predilezione per il bomber britannico, uno dei pochi giocatori inglesi che amo davvero. Il football d'oltre manica mi ha sempre affascinato, ma pochi giocatori inglesi mi hanno davvero fatto impazzire. Rooney è forse quello che più di tutti ha acceso il mio entusiasmo, perchè è un attaccante completo. E' generoso come pochi al mondo, lo vedi recuperare palla sulla sua trequarti e 20 secondi dopo è già pronto a piazzare la zampata vincente per il goal dello United. Fantastico, davvero un giocatore eccezionale.

26 gennaio 2013

Falcao vs Cavani: i fuoriclasse del goal


La presenza di Leo Messi e Cristiano Ronaldo sta oscurando due giocatori che sono fantastici. E' facile intuire che sto parlando di Edinson Cavani e Radamel Falcao, le due prime punte più forti del pianeta. Non penso ci sia paragone fra loro due e i vari Neymar, Van Persie, Ibrahimovic, Suarez, Gomez. Chiaramente stiamo parlando di fuoriclasse, ma anche fra i campioni c'è chi è un gradino sopra. Il discorso vale per Ronaldo e Messi, ma anche per Cavani e Falcao, che da ormai tre stagioni hanno una media realizzativa pazzesca.


Ciò che stupisce dei due bomber, non è solamente la regolarità con cui vanno in rete, ma la loro varietà. Sia Falcao che Cavani sanno fare goal in ogni modo: destro, sinistro, testa, calcio piazzato. E' paradossale che giochino a Napoli e Madrid (sponda Atletico), non perchè le due squadre non siano belle realtà, ma perchè i due sudamericani meriterebbero palcoscenici di ben altro livello. Sono attaccanti che da soli possono decidere una partita, una competizione. Vi immaginate quanto sarebbe più bella la Champions League con loro due in campo? Milan, Juventus, Borussia Dortmund, Arsenal e Bayern Monaco sarebbero certamente più complete con Falcao o Cavani a finalizzare le azioni. Le partite sarebbero tutte da vivere, un pò com'è stata la finale dell'anno scorso, decisa dalle prodezze di un campionissimo come Drogba.
Personalmente, se dovessi acquistare uno dei due, io prenderei Falcao, ma stiamo cercando il classico "pelo nell'uovo", perchè siamo di fronte ad attaccanti di razza, che hanno lasciato e lasceranno un segno indelebile nella storia di questo sport. 

Messi vs Ronaldinho: fenomeni a confronto


Messi contro Ronaldinho, la concretezza contro la fantasia.
Invidio profondamente i tifosi del Barça, che hanno potuto e possono ammirare due dei più formidabili giocatori della storia del calcio. Parliamo di numeri 10 unici, capaci di cambiare da soli volto ad una partita. Lo scopo di questo articolo non è scegliere chi dei due sia più forte, ma ammirarne i differenti stili di gioco.

 

Sono due giocatori elegantissimi, ma allo stesso tempo profondamente diversi. Come le scuole calcio di provenienza, Argentina e Brasile. Un duello eterno fra il calcio pseudo italiano degli argentini e il futbol bailado tipico dei popoli iberici, che ha fatto della Seleçao brasiliana un'icona. Scegliere uno dei due fantasisti o una delle due scuole è come scegliere fra un Botticelli ed un Picasso. Due opere d'arte uniche, diverse sotto quasi tutti i punti di vista, ma pur sempre meravigliose. Questo sono Dinho e Messi, due giocatori meravigliosi, che il Barcellona dev'essere orgoglioso di avere avuto in rosa.

Madrid: è un tutto contro tutti. Mou, Casillas, Perez e Marca..


Prosegue la guerra a distanza fra il quotidiano spagnolo Marca e Florentino Perez. Il presidente del Real Madrid ieri in conferenza stampa ha confutato la tesi del noto giornale sportivo, secondo il quale alcuni giocatori (Iker Casillas e Sergio Ramos) avrebbero dato un ultimatum allo stesso Perez (o Mourinho o noi). Tutta la storia è stata etichettata come "completamente falsa", ma Marca in edicola oggi è passato al contrattaco: "MARCA NO MIENTE", il titolo a caratteri cubitali ad occupare mezza prima pagina. "Le informazioni pubblicate nell'edizione di giovedì riguardanti la cena tenuta martedì scorso fra Florentino Perez, Jose Angel Sanchez e i capitani Casillas e Ramos, sono assolutamente vere, punto per punto". Il tutto è accompagnato dalla foto della una conversazione via sms da una fonte anonima di Marca, che potrebbe essere un giocatore, che conferma che in essa sono state toccate varie questione, inclusa quella legata a Mourinho.

(tuttomercatoweb.it)

Francisco Alcacer - 1993 - Spagna

immagine tratta da uefa.com
Nome: Francisco 
Cognome: Alcacer
Data di nascita: 30 agosto 1993
Luogo di nascita. Torrent
Nazione: Spagna
Altezza: 174 cm
Peso: 70 kg
Piede: ambidestro






Per quanto durerà l'egemonia spagnola sulla scena calcistica europea e mondiale? A giudicare dalla qualità dei giovani iberici la risposta sembra piuttosto scontata: molto a lungo. Alle spalle dei vari Canales, Muniain, Thiaga Alcantara, Tello e Cuenca, c'è una batteria di ragazzi altrettanto interessanti. Uno di questi è sicuramente Francisco Alcácer, attaccante valenzano in forza al Getafe.

Francisco Alcácer García, noto al grande pubblico come Paco, nasce a Torrent il 30 agosto 1993. Nel piccolo centro di Torrent non ci sono scuole calcio degne di nota, tanto che il giovane Francisco si sposterà a Valencia, entrando a far parte delle giovanili dei "Los Che". Con il Valencia fa tutta la trafila del settore giovanile, meritandosi a 16 anni la promozione nella squadra B. Nella stagione 2009/2010 Alcácer mette insieme 15 presenze e 3 reti, non sufficienti per salvare la squadra dalla retrocessione. Parallelamente la stagione si chiude con le prime convocazioni in Nazionale Under16, con la quale collezionerà tre presenze.
E' il 2010 l'anno della consacrazione per il bomber valenzano. Alcácer diventa infatti il leader del Valencia B, mettendo piede in campo in ben 39 occasioni. Il dato sbalorditivo, però, riguarda quello delle marcature: 30. Una stagione da incorniciare, impreziosita dal debutto in prima squadra l'11 novembre in Copa del Rey. Nell'agevole successo per 4-1 sul Logrones, il giovane bomber scrive il suo nome sul tabellino dei marcatori.
Se con l'U16 non aveva lasciato grosse tracce, Paco Alcácer si rifa con gli interessi in Under17 ed Under18, fregiandosi si uno score invidiabile: 11 presenze e 14 goal con gli U17; 5 reti in sole 3 apparizioni con l'U18. Sono numeri impressionanti, che convincono i dirigenti del Valencia ad aggregarlo in pianta stabile con gli uomini di Unai Emery. Sembrava il lieto fine di una bella favola di sport, ma come spesso accade il destino è crudele. Dopo la partita amichevole con la Roma di Luis Enrique, vinta per 3-0 con goal proprio di Paco, il ragazzo conosce il più grande dolore della sua vita. Il padre, con lui negli spogliatoi del Mestalla, viene colto da infarto, accasciandosi fra le braccia del giovane bomber. A nulla è servito l'intervento dei medici del Valencia, che hanno provato a rianimare l'uomo per oltre mezz'ora, senza riuscire ad evitare il peggio.
Un colpo terribile per il ragazzo, che ci metterà mesi a riprendersi del tutto. Il debutto in Liga avviene il 14 gennaio 2012, nella sconfitta casalinga con la Real Sociedad.
Nonostante una stagione da comprimario con il Valencia, Paco Alcácer gode di illimitata fiducia da parte di Meléndez, selezionatore dell'Under19 spagnola. Con le "Furie Rosse" partecipa in estate all'Europeo di categoria, risultando l'uomo decisivo. Sua infatti la doppietta in Finale, nei supplementari con la Repubblica Ceca. Un match bellissimo, da cardiopalma. Dapprima il vantaggio ceco, quindi il pari del terzino basco Aurtenetxe a cinque dal termine. Nuovo vantaggio ceco nei supplementari, ribaltato appunto dalla doppietta del bomber valenzano. In seguito all'exploit in Nazionale, molte squadre guardano a Paco Alcácer come possibile rinforzo per la nuova stagione. La più lesta è il Getafe, che strappa il giovane attaccante in prestito secco per un anno. Con la maglia dei madrileni ha collezionato fino a questo momento 13 presenze, realizzando due reti consecutive nel gennaio 2013.

Paco Alcácer nasce come attaccante centrale, dotato di un'ottima tecnica di base ed un innato senso del goal. Veloce ed abilissimo palla al piede, sa svariare su tutto il fronte offensivo. Non essendo in possesso di un fisico imponente (174 cm per 70 kg), non ama ricevere palla spalle alla porta, ma predilige puntare l'avversario palla al piede. Il suo baricentro basso ed il suo dribbling efficace lo rendono un attaccante difficile da marcare. A Valencia è stato inevitabilmente accostato a David Villa, rimpianto ex ora in forza agli eterni rivali del Barcellona. Come "El Guaje" sa giocare come unico riferimento offensivo o in coppia con un compagno, rendendosi disponibile a fornire assist decisivi. La sua duttilità tattica lo rende adatto a giocare in molteplici sistemi di gioco, altra caratteristica simile al fortissimo centravanti blaugrana.
Destro naturale, calcia benissimo anche con il macino, tanto da poter essere considerato un calciatore ambidestro. Per una punta questa è una caratteristica importantissima, sia in fase di costruzione che in fase realizzativa. Essere capace di accarezzare la palla tanto col destro quanto con il sinistro, rende la punta immarcabile ed in grado di spostarsi e calciare da qualsiasi posizione. Lo sanno bene i difensori incontrati nei tornei giovanili, spesso inermi dinnanzi alle giocate dello spagnolo.
La straordinarietà di Alcácer sta nel fatto di saper coniugare le giocate di gran classe tipiche di una seconda punta, con lo score realizzativo di un numero 9.
Ovviamente è presto per dire se Paco Alcácer riuscirà a ripercorrere le orme di David Villa, ma è facile affermare che i numeri per sfondare li ha tutti.

25 gennaio 2013

Pazza Juve: Anelka con Lisandro Lopez?


Scatto Anelka. La Juve ha virato in modo deciso sull’attaccante francese ex Chelsea ora allo Shanghai Shenhua come Didier Drogba, club dal quale avrebbe però meno difficoltà a liberarsi rispetto all’ivoriano. I dirigenti bianconeri hanno fatto importanti passi in avanti, offrendo 600mila euro più bonus fino a giugno. Anelka, grande talento e anche qualche bizza in carriera (vedi alla voce Sudafrica 2010 con la lite con il Ct Domenech che gli è costata per sempre la maglia della Nazionale) sarebbe un innesto di grande esperienza per Conte, soprattuto in ottica Champions League. Parallelamente la Juve prosegue nella trattativa per Lisandro Lopez. Il Lione ieri ha frenato nuovamente, riparlando di cessione a titolo definitivo, mentre l’ad bianconero Marotta punta a un prestito con diritto (e non obbligo) di riscatto. L’argentino, al pari di Anelka, porterebbe in dote una carriera vissuta sui palcoscenici internazionali (con Porto prima e Lione adesso) e i numeri del bomber. Con la maglia del club francese ha segnato complessivamente 77 gol in 149 presenze, tra campionato, Coppe europee e coppe nazionali. In particolare nella Ligue 1, ha messo a segno 54 reti in 104 partite, mentre in Champions League ha vissuto una stagione d’oro nel 2009-2010, realizzando 7 centri e portando il Lione fino alla semifinale. Anelka o Lisandro Lopez, dunque, come rinforzo per i campioni d’Italia. Ma potrebbe anche essere Anelka e Lisandro Lopez, l’arrivo potrebbe essere doppio. Magari con la cessione di uno tra Matri e Quagliarella. La pista Drogba resta complicatissima, la suggestione Balotelli stuzzica. Ieri e’ stato definito l’acquisto di Fernando Llorente per la prossima stagione, ma l’ultima settimana di mercato si annuncia scoppiettante.

(calciomercato.com)

Jan Chramosta - 1990 - Repubblica Ceca

Nome: Jan
Cognome: Chramosta
Data di nascita: 12 ottobre 1990
Luogo di nascita: Praga
Nazione: Repubblica Ceca
Altezza: 182 cm
Peso: 71 kg
Piede preferito: destro
Ruolo: attaccante centrale
Soprannome: Hans











Il calcio è uno sport strano. Ci sono giocatori che sembrano dei predestinati e poi non soddisfano le aspettative; altri che invece a dispetto degli scettici s'impongono al grande pubblico. Sembra questo il caso del giovane attaccante ceco di cui mi occuperò quest'oggi.

Jan Chramosta nasce a Praga il 12 ottobre 1990 e muove i primi passi nelle giovanili del Fotbalový klub Mladá Boleslav. Si tratta della squadra di Mladá Boleslav, capoluogo boemo che dista solo 50 km dalla capitale. La casacca azzurro-blu del Mlada è l'unica fino a questo momento indossata dal giovane attaccante, che dopo la trafila nel settore giovanili viene aggregato alla prima squadra nella stagione 2008/2009. L'impatto con la prima divisione ceca è sorprendente, degno di un attaccante consumato. In 9 partite realizza 4 goal e serve 2 assist ai compagni, chiudendo la stagione con l'invidiabilissima media di un goal ogni 165 minuti. L'exploit non regala solo notorietà al giovane Chramosta, ma anche un primo prezioso riconoscimento. La stampa ceca lo convoca alla premiazione dello Zlatý míč (il Pallone d'oro ceco), conferendogli il premio come rivelazione dell'anno. Un onore toccato prima di lui a nomi illustri del calcio ceco: Karel Poborsky, Pavel Nedved e Milan Baros. La stagione successiva il suo impiego aumenta considerevolmente, così come le cure che i rudi difensori cechi gli riservano. Il ragazzo, nonostante la giovane età, tiene botta e chiude l'anno con altri 6 goal all'attivo e la Coppa Ceca in bacheca. La stagione che lo consacra definitivamente è quella appena passata, nella quale non solo andrà in doppia cifra in Gambrinus Liga, ma sarà grande protagonista con la maglia della Nazionale Under21. Chramosta ha un feeling molto particolare con la Nazionale, avendo iniziato a vestire la maglia dell'Under18 prima ancora di esordire in prima squadra. Jakub Dovalil, selezionatore dell'Under21, diventa a inizio 2011 il suo mentore. Il giovane tecnico crede ciecamente nelle potenzialità di Chramosta e lo mette al centro del suo progetto. Durante le qualificazioni all'Europeo 2013 di categoria, Chramosta si scatena. Con una doppietta stende l'Armenia, e stessa sorte è riservata al Montenegro; con Andorra da però vita al suo vero show: cinque goal, record per una singola partita in ambito internazionale. In totale il bomber gioca 294 minuti, realizzando 9 reti. A conti fatti una media di un goal ogni 32 minuti, pazzesco. In patria sono in tanti a pronosticargli un roseo futuro, le carte in regola per diventare un attaccante di valore internazionale. 182 cm per 71 kg di peso, Jan Chramosta è il classico centravanti di riferimento. Fin da bambino ha ricoperto il ruolo di prima punta, sviluppando quelle caratteristiche tanto care ad un numero 9: protezione del pallone, colpo di testa e senso del goal. Chramosta non è dotato di una tecnica sopraffina, ma sa dare del tu alla porta come tutti i più grandi centravanti. A chi in passato ha sottolineato le sue lacune da un punto di vista tecnico io rispondo che la storia del calcio è ricca di prime punte così. Inzaghi, Toni, Bierhoff, Trezeguet, tutti grandissimi centravanti senza piedi sopraffini o dribbling ubriacante. Non è un paragone, sia ben chiaro, ma un esempio calzante di come un grande goleador non debba necessariamente essere bello da vedere giocare. Chramosta risponde ad un identikit di questo tipo, avendo fino ad ora dimostrato che la sua principale caratteristica è cercare di fare goal.

 

 Capelli biondi, occhi azzurri ed una sconcertante semplicità, il giovane attaccante ceco è molto bravo a giocare sulla linea del fuorigioco. Dotato di un buon fisico e una considerevole velocità di corsa, è il terminale ideale di una squadra che gioca cercando di mettere in porta l'attaccante con un passaggio in profondità. Il suo tiro, preciso più che potente, è efficace all'interno dell'area di rigore, dove sa muoversi davvero bene. I movimenti sono infatti il suo punto di forza, è abilissimo a passare dietro l'ultimo difensore proteggendo il pallone con il corpo, in modo da riuscirsi a procurare lo spazio per il tiro o un fallo. Non di rado i difensori lo atterrano e questa qualità testimonia ancora una volta quanto sia utile per la squadra. Jan Chramosta, per quanto io abbia potuto vederlo fino ad ora, si è sempre dimostrato un centravanti utile e generoso, che sa giocare per la squadra. Per nulla egoista, si va sempre trovare pronto in area di rigore, dove i suoi centimetri risultano determinanti per le sorti della partita.

Prandelli vara il progetto giovani: "Icardi in azzurro"


Bravo! Voglio iniziare in questo modo la giornata e fare un elogio a Cesare Prandelli. Il tecnico della Nazionale apre ai giovani, sottolineando la loro importanza per i succecci futuri degli azzurri. I nostri ragazzi, quelli nati negli anni '90, sono il futuro del paese, sportivamente e non. Viviamo in una realtà lavorativa in cui la metà degli under30 è disoccupata, almeno nello sport cambiamo le cose. Il c.t. sottoline l'importanza di chiamare prima di tutti Mauro Icardi, talento della Samp classe 1993. Queste le sue parole, in esclusiva alla Gazzetta dello Sport:

Tra una decina di giorni (6 febbraio), con l'amichevole di Amsterdam, riparte l'Italia di Cesare Prandelli, protagonista di un Europeo entusiasmante. Dovrà guadagnare il pass per Brasile 2014 e giocarsi a giugno l'antipasto della Confederations Cup. Pronto a salpare, il c.t. guarda l'orizzonte della stagione. Ma, prima di dare vento alle vele, si volta indietro. Prandelli, un ricordo di Gianni Agnelli? «Era curioso del gesto tecnico. Amava riprodurlo. Un martedì venne all'allenamento e ci chiese: "Avete visto il gol di Monelli da metà campo?". Prendemmo i palloni e provammo tutti a calciare. Tutti, tranne Platini. "E lei perché non tira?", chiese l'Avvocato. "Troppo facile senza portiere", rispose Michel che ordinò al custode del Combi di aprire una porticina larga un metro che collegava due campi. Platini la centrò da centrocampo. "Ho capito. Arrivederci", salutò soddisfatto l'Avvocato». Il coniglio bagnato, Baggio, lascia la Figc. «Mi mostrò il suo progetto. "Splendido - gli dissi -, ma dovresti presentarlo al ministero dello sport...". Era un'idea geniale, ma riguardava tutto, anche competenze del Club Italia, mentre avrebbe dovuto limitarsi all'istruzione di allenatori e preparatori, in quanto presidente del Settore tecnico. Come se un ministro degli Interni suggerisse farmaci a quello della Salute. Ma ho grande stima di Roby. Da dirigente o da allenatore si proporrà da protagonista. Deve trovare la sua strada». Come Maldini e altre bandiere ferme. «Il calcio ha bisogno di loro per avere idee nuove. Non è un caso se hanno meritato tanta passione. Un tesoro da non disperdere». Maldini team manager azzurro? «Quel posto è di Gigi Riva, non si tocca. Ora che sta meglio, lo aspettiamo. Coverciano è casa sua». Pensi al Maracanà... «Chiudo gli occhi e sogno. Da bambini all'oratorio dopo un gol dicevamo: "Neanche al Maracanà...". Il massimo. Mai entrato. Mi godo con emozione l'avvicinamento, giorno dopo giorno». Il nuovo c.t. Scolari? «Darà ancora più disciplina e senso di appartenenza al Brasile zeppo di talento. E' la squadra da battere». Guardiola al Bayern Monaco? «Una scelta che è una cometa. Attenzione, il calcio va in quella direzione: società organizzata, cultura del lavoro, gioco propositivo, stadio moderno, tifosi maturi che non tifano contro. Pep ci dice: seguite il modello del calcio tedesco. Ha ragione». Guardiola migliorerà indirettamente anche la nazionale tedesca. «Che non è messa male... Sì, il lavoro di Guardiola col blocco del Bayern aggiungerà conoscenze. Come fece per la Spagna col blocco del Barcellona». E poi la Francia di Deschamps. «Contro di noi ha mostrato il suo valore. Guardate come sono cresciuti in due mesi Belfodil e Pogba e immaginate cosa potrà diventare nel 2014». Noi siamo l'isola del 3-5-2 che l'Europa non considera. Al vertice è legge. La Roma che offre un calcio più europeo fatica. Non la preoccupa? «Perché quando un 3-5-2 è in svantaggio si mette a 4? Perché lo ritiene più offensivo. Allora osatelo subito... Ho visto le cifre: non è vero che con la difesa a 3 si prendono meno gol. Ma il 3-5-2 dà sicurezza, ed è più facile da allenare: le sincronie della difesa a 4 sono delicate. Comunque i numeri dicono poco. Se fai il 3-5-2 con terzini sulle fasce e mediani in mezzo è un conto, se lo fai con Cuadrado e il palleggio della Fiorentina un altro. La Fiorentina col Pescara doveva fare 6 gol, a Udine minimo doveva pareggiare. Però, dopo due sconfitte, sento dire che Montella sbaglia. Invece ha proposto per mesi un calcio di grande qualità. Mi sta a cuore questo punto: bisogna difendere con forza e coraggio un calcio del genere e cercare l'intensità di ritmo che ci separa dall'Europa». Marchetti ha messo la freccia su Buffon? «Marchetti sta facendo bene, lo seguiamo. Potrebbe essere con noi alla prossima. Ma con me Buffon è titolare da qui alla fine del mondo». Dal fronte terzini nessuna buona nuova. «Criscito e Santon vanno bene. De Sciglio ha confermato di essere un ragazzo di grande prospettiva, buono per due fasce». L'idea di riadattare Schelotto terzino? «E' lui il primo a non esserne convinto. Invece deve, perché è lì che può imporsi a livello internazionale e tornarci utile. Da ala ha gamba, ma non un dribbling irresistibile. Anche Colantuono gliene ha parlato». Preoccupato degli infortuni di Chiellini? «Si fa male spesso per la sua irruenza. E' il suo modo di giocare, la sua forza. Preferisco uno che si fa male a uno che non lotta». Ora a tutti piace Lodi. «Volevo portarlo all'Europeo. Ne parlai con Montella, poi feci una scelta di prospettiva: Verratti nella lista dei 30. Anche per questo mi è sembrato scandaloso che in Italia se lo siano lasciati scappare: un under 21 già arrivato in Nazionale». Ora Verratti sta faticando. «Un passaggio cruciale, che capita a tutti i giovani: smetti di essere una novità e tutti diventano più esigenti. E' qui che devi dimostrare forza. E' qui che i grandi fanno il salto». Florenzi cresce senza pause. «Ha il vantaggio di essere stato sempre nel suo ruolo ideale. E, date le sue caratteristiche, gioca con una generosità che ti porta a perdonargli qualche errore». Ha sentito De Rossi? «Non serve. E non devo essere io a coccolarlo. Giusto che affronti da solo, in modo adulto, il momento con il suo allenatore. Daniele è tosto. Uscirà rafforzato e in azzurro ci metterà ancora più orgoglio». Non coccola neppure Balotelli? «Abbiamo parlato per telefono, gli ho dato consigli personali, che restano tra noi. La situazione calcistica è chiara: è fermo ai gol di giugno alla Germania. Siamo quasi a febbraio. Chi ricorda una bella giocata da allora? La speranza è sempre la stessa: che Mario decida di investire finalmente su di sé; che dica una buona volta: okay, ora divento il più forte del mondo; che metta in cantina il personaggio e lasci parlare solo il calciatore. Io ci credo sempre. Per nessuna ragione un allenatore può permettersi di mollare tanto talento». Mancini stavolta è tentato di farlo. «Non esiste un allenatore che più di Mancini meriti la riconoscenza di Mario. Lo ha voluto, difeso. Mario deve fare ciò che gli chiede Roberto. Il Milan? Non mi riguarda». La «mela marcia» a Coverciano? «Con noi non ha mai sgarrato. Sempre l'ultimo a presentarsi all'allenamento, ma mai in ritardo. Sempre sul filo. Rispetto a Mancini ho il vantaggio di averlo per periodi brevi... Ma all'Europeo è stato impeccabile». El Shaarawy sta rifiatando. «Ricordo i commenti dopo il suo esordio contro l'Inghilterra. Molti lo criticarono. Io invece vidi la corsa di un giocatore vero, che lottò con generosità per la squadra. Gli dissi: "Vai e dai il massimo al Milan. Ci rivedremo". Non avevo bisogno che segnasse 14 gol. Mi bastava quello che avevo visto. Quante seconde punte segnano 14 gol?». A giugno se lo porta in Confederations? «Devo ancora parlarne con Mangia. Le finali europee dell'Under 21 sono importanti, ma la priorità è la Nazionale. Ce li divideremo. Credo che El Shaarawy e Verratti saranno con noi». Destro cresce a strappi. «Ha 20 anni (22, ndr)... Zeman gli farà solo bene». I nervi di Osvaldo continuano a vibrare. «E' portato a strafare e non accetta che non gli riesca ciò che ha in testa. Da qui le reazioni. Maturità significa accettare le difficoltà, gli avversari, convivere con il disagio. Crescerà. I gol comunque li fa». Vede «nuovi italiani» all'orizzonte? «Uno su tutti: Icardi della Samp». Ma dice di volere l'Argentina. «A noi ha detto altro... Gli abbiamo parlato, c'era un'intesa, poi è successo qualcosa. Ma ci speriamo ancora». Esterni da corsa come Icardi e El Shaarawy che vedono la porta e la potenza di Mario in mezzo. Mica male... «Vedremo». Vediamo oltre il Mondiale: il suo ritorno in un club. Meglio una grande già pronta per vincere, tipo Juve o una big inglese, o un progetto da sviluppare nel tempo, tipo questa Roma? «Ho in testa il Mondiale. Davvero». Si forzi... «Mettiamola così. Valorizzare giovani e ricominciare da capo dopo un paio di anni l'ho già fatto. Vorrei un squadra o un progetto per vincere. Ora voglio vincere. In Italia non è facile. Il progetto che ha più futuro è la Roma: età bassa e qualità alta». Tra una settimana Prandelli sarà all'oratorio di Rivolta d'Adda con Mondonico per rispondere alle domande dei bambini che quando giocano sognano il Maracanà. Come il c.t.

24 gennaio 2013

Polveriera Chelsea: Hazard come Cantona - Video


Alzi la mano chi si sarebbe aspettato uno scatto d'ira tanto focoso. Eden Hazard, fortissimo trequartista del Chelsea, ha perso la testa nel match di coppa di lega con lo Swansea. Con la palla fuori dal campo Hazard cercava di velocizzare le operazioni, ma è finito con l'aggredire il raccatapalle locale. Il ragazzino, colpito con un calcetto in pancia, è rimasto a terra dolorante, soccorso poi dai compagni di Hazard. L'episodio ha ricordato agli inglesi la follia di Eric Cantona, storico attaccante dello United che aveva perso la testa aggredendo uno spettatore a bordo campo.

Video:


Football Manager: L'attacco


Per l'ultima puntata della guida ai ruoli di Football Manager 2013 ritorneremo a fare ragionamenti più squisitamente tattici. La scelta degli attaccanti, infatti, non dipende solo dalla nostra filosofia di calcio e dalla rosa a nostra disposizione, un ruolo di grande interesse è rivestito dal modulo tattico che abbiamo scelto.
Qualsiasi modulo impieghiamo, le punte possono essere sempre e solo una, due o tre. Il 4-2-4 di cui si è parlato per tanti mesi non prevede l'impiego di 4 punte vere, pertanto non è un'opzione che verrà qui analizzata.

Modulo ad una punta:



Personalmente adoro giocare con un solo centravanti, supportato da due fantasisti o due ali veloci. Tralasciando le opinioni personali, giocare con un solo attaccante significa affidare a lui le sorti offensive della nostra squadra. Non ci servirà quindi una punta che pressi o che dialoghi bene con i centrocampisti, bensì un vero e proprio rapace d'area, che dovrà inevitabilmente avere i crismi del riferimento. Questo significa non solo prendere i palloni alti sui rilanci del portiere o dei difensori, ma avere anche la capacità di fare "la boa", proteggendo la palla e favorendo il corretto posizionamento dei compagni. Colpo di Testa, Controllo di Palla, Finalizzazione, Coraggio, Determinazione, Gioco di Squadra, Impegno, Intuito, Elevazione e Forza sono i parametri che dovranno essere più vicini possibile all'eccellenza.

Modulo con due attaccanti:



La maggior parte degli allenatori schierano due punte. Il vero dilemma è, che tipo di attaccanti scegliere? Dipende, ci troviamo di fronte ad un dubbio che si presta a differenti interpretazioni. Le caratteristiche dei due attaccanti, infatti, sono legate indissolubilmente al nostro credo calcistico ed al modulo con cui ci schieriamo. Mi spiego meglio, giocare con il 4-4-2 imporrà un certo tipo di attaccanti, che potrebbero avere differenti caratteristiche qualora ci schierassimo con il 3-5-2 piuttosto che con il 4-3-1-2. Cercherò pertanto di prendere in esame tutte le differenti tipologie di centravanti, in modo tale che ogni allenatore sia poi libero di scegliere quello più congeniale al suo sistema di gioco:

Rapinatore: Controllo di Palla, Dribbling, Finalizzazione, Freddezza, Intuito, Senza Palla, Accelerazione, Agilità, Equilibrio, Velocità
Fulcro del gioco: Colpo di Testa, Controllo di Palla, Tiri da Lontano, Aggressività, Coraggio, Determinazione, Gioco di Squadra, Impegno, Elevazione, Forza
Attaccante di raccordo: Controllo di Palla, Dribbling, Passaggi, Tecnica, Tiri da Lontano, Creatività, Decisioni, Gioco di Squadra, Senza Palla, Forza
Attaccante che pressa: Contrasti, Finalizzazione, Marcatura, Freddezza, Gioco di Squadra, Impegno, Intuito, Senza Palla, Forza, Resistenza
Seconda punta: Controllo di Palla, Finalizzazione, Passaggi, Tecnica, Creatività, Fantasia, Freddezza, Intuito, Senza Palla, Agilità
Prima punta: Colpo di Testa, Controllo di Palla, Finalizzazione, Coraggio, Determinazione, Gioco di Squadra, Impegno, Intuito, Elevazione e Forza

Tutti questi attaccanti possono essere "mescolati" oppure duplicati, vale a dire che molti schierano una prima e una seconda punta insieme, altri due prime punte, infine c'è chi preferisce avere due giocatori bravi nelle conclusioni ma con grande creatività e movimento, per non dare punti di riferimento alle difese avversarie.

Modulo con tre punte:



E' l'opzione tatticamente più complessa ed affascinante. Non sono molti gli allenatori che schierano tre punte vere, come fa Zeman per intenderci; più numerosi (me compreso) quelli che amano un tridente mascherato. In questo tipo di schieramento, ciò che varia sensibilmente è l'impiego di ali veloci, capaci sia di servire l'attaccante centrale, che andare direttamente alla conclusione. Insomma, un giocatore alla Lamela o alla Palacio (quello di Genova), che garantisca a fine anno un bottino di assist e goal a due cifre.

Ala: Cross,dribbling, tecnica, decisioni, fantasia, senza palla, accelerazione, agilità, equilibrio, velocità. Se al nostro esterno chiediamo di tornare poco e concentrarsi prettamente sulle conclusioni verso la porta avversaria, potremmo dare meno attenzione all'equilibrio in favore della finalizzazione. 

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