Difendere Daniele Portanova è un'azione che mi potrà rendere impopolare, lo so. Quello che ha scritto su Twitter il difensore, però, mi ha colpito molto. Tralasciando i trascorsi di scommessopoli, che alla luce dei fatti si è rivelata una bolla di sapone, cerchiamo di capire perchè un ragazzo che ha sempre dato tanto per la maglia che ama, sia costretto ad emigrare.
Capitano e simbolo del Bologna, Portanova ha attaccato duramente il presidente felsineo Guaraldi, twittando: "Io nonostante l'amore per la maglia sono dovuto andare via, te che la maglia non l'hai mai amata sei li'. Questa la cosa che mi fa più male ma adesso vinca la verità. Bologna non ti merita". Ora, ma perchè un ragazzo che vuole restare in squadra, che non chiede più soldi e che la squadra ha aspettato per mesi viene ceduto? Per me è incomprensibile, tanto quanto un calciatore che rinnova e poi chiede la cessione o un ulteriore ritocco d'ingaggio. Sono le contraddizioni del calcio, sono il palese marcio che c'è dietro lo sport: i soldi. Sono i profitti, i bilanci e le plusvalenze a rovinare il pallone, a volte penso che i draft americani potrebbero essere la svolta. Poi mi fermo, rifletto e capisco che a livello culturale non ce li possiamo permettere. Il nostro sistema scolastico è diverso, non permette l'inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, figuriamoci in quello dello sport. Non siamo culturalmente ed intellettualmente pronti per qualcosa di questo tipo, ma dobbiamo trovare una soluzione. Basta mercati pazzi e senza senso, basta giocatori fuori rosa e ricatti contrattuali, basta ai giocatori strapagati che prendono per il collo società e tifosi.
Scusate, forse mi son fatto trasportare, ma ciò che mi interessa è sottolineare che il calcio è un gioco, e come tale va trattato. Allenamenti e partite devono essere il fulcro mediatico, non contratti, sponsorizzazioni e bilanci. Facciamo sentire noi, veri amanti del calcio e dello sport pulito, una voce forte e chiara: "il calcio è gioco".
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