Chiaro e deciso il gioiellino colombiano Juan Fernando Quintero, che in un'intervista alla Gazzetta dello Sport parla senza mezze misure del suo futuro in chiave mercato:
Juan Fernando Quintero da inizio anno vive su un altro meridiano, a un altro fuso orario. È tra i migliori del campionato sudamericano Under 20 che si sta giocando in Argentina e, da lì, mette in fila le idee sul futuro: non che non sia contento di quello che ha però ecco, vorrebbe crescere. Prima idea: pensa di poter portare la Colombia a vincere il Sub-20, un torneo strano in cui Argentina e Brasile sembrano squadre medio-piccole, mentre lui gioca spesso bene. Ha anche segnato un gol: domenica notte, su rigore, al Cile. Seconda idea: è convinto di essere pronto per un grande, grandissimo club e la sensazione è che, fosse per lui, avrebbe già scelto l'Inter. JFQ, come JFK, ha una Nuova Frontiera. La Colombia dopo tre partite del gruppo A ha sei punti: due vittorie contro Paraguay (1-0) e Bolivia (6-0), una sconfitta contro il Cile (1-2). «Siamo una grande squadra, o almeno... a me piace: possiamo vincere. Sì, lo dico: andiamo a vincere». In Sudamerica si scrive che Quintero contro il Paraguay ha fatto un colpo di tacco da campione. Commenti? «Nella prima partita mi sono fatto un po' male, ma ora sto bene. È strano perché sono tra i più esperti della squadra, voglio essere importante». Sempre con il numero 10. «Il 10 mi piace, da bambino era sempre mio. Quando sono arrivato a Pescara lo aveva già preso Celik, allora ho scelto il 93, come il mio anno di nascita: va bene, mi piace anche quello». Restiamo ai numeri. Sebastiani, presidente del Pescara, sabato si è espresso: «Quintero vale 10 milioni». Non sono troppi? «Ah, non lo sapevo e in effetti io non so se valgo 10 milioni. Devo imparare, lavorare. Come si dice mejorar? Migliorare». Qualcuno però crede che, al ritorno dal Sub-20, a Pescara ci sarà un aereo prenotato per Manchester. Lo United è interessato: pronto? «No, a me piace l'Inter». Solo l'Inter? «È chiaro che non direi no ad altre squadre forti però ecco, penso in grande: Manchester, Milan, Juventus... Deciderò con la mia famiglia e con Calleri, il mio procuratore». L'Inter però... «Mi piace di più perché ha molti sudamericani. E in Italia sto bene». C'è qualcosa che non va a Pescara? «No, anche i tifosi mi piacciono. Poi vicino a Pescara il 14 novembre è nata Maria José, mia figlia: non l'abbiamo cercata, ma sono contento ci sia. Non ho neanche vent'anni (li festeggerà domani, ndr), ma i figli è meglio averli da giovane, così quando crescono puoi giocare con loro. E anche in campo, dopo qualche problema fisico, ora è tutto okay». Meglio Bergodi di Stroppa? «No, bene tutti e due. Stroppa per me è stato importante, mi ha fatto giocare subito». Un po' da esterno d'attacco, un po' da trequartista, a volte più arretrato, anche se le statistiche non sono da play: tantissimi tiri (28 da fuori area, tra i top della A) ma contrasti e palle intercettate nettamente sotto media. Qual è il ruolo perfetto? «Trequartista. Però anche in questo devo crescere tanto, lavorare. Com'era? Mejorar». Da quali giocatori si può imparare in Italia? «A me sono piaciuti Giovinco, El Shaarawy, Pirlo, ...». Pirlo marcato a uomo all'inizio di Pescara-Juventus. Giusto? «Sì, ma è stato così difficile. Il mio punto di arrivo comunque è Rivaldo, il più forte. Sono cresciuto a Medellin, in un barrio povero, però ho sempre voluto vederlo giocare, al Barcellona, al Milan, all'Olympiacos. Ma per avvicinarmi a lui devo capire tante cose, lavorare...». Va bene, mejorar. In bocca al lupo allora. «Crepi il lupo».
Quintero è un ottimo prospetto, classe 1993. Per l'Inter si tratterebbe di un bell'acquisto e per il calcio italiano significherebbe non perdere un potenziale campione.
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