No, questa non è la Juve di Conte. La vera Juve non si fa strappare dai denti una vittoria a un quarto d'ora dal termine, sapendo che Lazio e Napoli stanno vincendo e si stanno avvicinando. Il vantaggio di Pirlo, in uno stadio inviolato, contro un Parma in salute, tra tante difficoltà e tante assenze, profumava quasi di gol-scudetto, avrebbe demoralizzato la concorrenza al galoppo. La vera Juve non si fa rimontare 5 punti in due partite. Questa Juve, per la prima volta, non ha reagito con una vittoria a una sconfitta. Questa Juve paga le assenze. Non è un caso che il Parma, come la Samp, abbia costruito il gol sulla fascia dove la Juve soffre la nostalgia di Chiellini, ma anche di Marchisio e Asamoah. Il carico di lavoro invernale, progettato per la primavera bollente, al momento toglie brillantezza. In contingenze difficili, spesso risolvono i solisti d'attacco. Alla Juve mai. Anche ieri Giovinco e Quagliarella, non pervenuti, hanno enfatizzato il problema cronico dell'attacco. Vucinic, costretto al part-time dai suoi acciacchi, solitamente provvidenziale, stavolta ha favorito il gol altrui. «Non siamo marziani», spiegava Conte dopo la Samp. A Parma la capolista è apparsa ancora più umana. Troppo umana. Che Parma La morale è che questa umanissima Juve, in attesa di recuperare uomini e forze, sta attraversando un canyon, esposta alle frecce di Lazio, Napoli, Inter... E in questo canyon invernale si sta giocando lo scudetto. E ora onore agli indiani dell'ottimo Donadoni, che si è meritato il punto con una prova di qualità tecnica, coraggio tattico e personalità. Con il pareggio acciuffato dal giovane Sansone, al quarto gol decisivo, il Parma ha mantenuto inviolato il suo fortino e, senza investimenti hollywoodiani, saluti a Topolino o proclami profetici, ha avvicinato la Roma del mistico Zeman. Bel..fodil Primo tempo equilibrato che il Parma ha condotto a lungo. Chi si stupisce davanti alla sofferenza della capolista, rilegga la formazione di Donadoni: due punte, più Biabiany in fascia, il play Valdes tra due interni di costruzione come Marchionni e Parolo. In due parole: tanta qualità. Che, condita all'ottima organizzazione e a una buona condizione atletica, consente al Parma di pressare e stuzzicare la Signora, appoggiandosi a Belfodil, 21enne interessante: fisico e piedi educati. Il ragazzo spaventa un paio di volte Buffon e sta per farlo secco al 34': Lichtsteiner salva. Il pericolo risveglia la Juve che chiude con un buon quarto d'ora. Quaglia sbaglia L'occasione più ghiotta capita a Quagliarella (36'). L'esecutore spietato che la Juve cerca al mercato scavalcherebbe Mirante con un tocco sotto. Quagliarella gli spara addosso. Mirante spegne anche Pirlo e Padoin. Non è la Juve dei giorni belli. Ritmi bassi. Poco dagli esterni. Pirlo illumina a basso voltaggio. Non sgomma Vidal e, senza Marchisio, mancano così incursori che aggrediscano la profondità. Il meglio è Pogba, che si specchia nel piccolo Marchionni, non avvezzo al ruolo: un duello da spendere per schiodare il match. Così come Giovinco, nel breve, dovrebbe strappare di più a Paletta che invece fa un figurone. Velo impietoso All'ora del tè la sensazione juventina è questa: o Vucinic o un calcio da fermo. La seconda. Al 6' Pirlo manda in rete la quinta punizione del suo campionato, con la deviazione determinate di Biabiany. Botta tremenda per il Parma, che ha speso tantissimo. La partita sembra segnata, anche perché la Juve è cresciuta, soprattutto in Vidal. E siccome Pogba e Pirlo mantengono il loro buon livello, la capolista ha in mano il centrocampo e quindi il destino del match. Quando Conte immette Vucinic al posto dello spettrale Quagliarella, sembra tutto pronto per il match-point bianconero. Ma se c'è una cosa che dà fastidio al dio del pallone è passare per prevedibile. E così è proprio Vucinic, con un velo sconsiderato (suggerito da Conte?) a favorire l'anticipo di Paletta e la cavalcata di Sansone che frutta l'1-1. Dopo la Samp, altra rimonta subita: non è vera Juve. Totò Juve Il Parma si è strameritato il suo punto, per il coraggio e la qualità con cui ha giocato nel primo tempo e per l'orgoglio con cui ha creduto di poter raddrizzare una partita compromessa. Sabato la Juve ripartirà dall'Udinese di Totò Di Natale che ha appena schienato Inter e Fiorentina. L'occasione buona per dimostrare (e dimostrarsi) che nulla è cambiato, nonostante Samp e Parma. Il campionato, da quando è partito, non è mai stato così aperto.
fonte: Gazzetta dello Sport
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