Fa un po' strano, Petkovic che aggancia Zeman, ora che la classifica dice +10 sulla Roma del boemo ma soprattutto -3 dalla Juventus. La Lazio sogna a tinte tricolori e i numeri autorizzano il tecnico a non temere sveglie improvvise. La vittoria con l'Atalanta vale il 14o risultato utile consecutivo, quinta serie di sempre della storia della Lazio, Zeman eguagliato appunto, Delio Rossi a un passo ed Eriksson a due. «Ma questo vale solo per la storia e per chi verrà dopo di me», sorride Petkovic. Il tecnico preferisce la cronaca: sei punti recuperati alla Juventus nelle ultime nove giornate, cinque solo nel 2013. «Voi dite Lazio da scudetto? Io invece penso che la squadra del primo tempo dovrebbe fare molta attenzione a non retrocedere», dice Vlado. Cammino scudetto E allora avanti così, a fari spenti. «No, mica mi nascondo io...», sorride il tecnico. Anche perché le carte ormai sono scoperte: il parallelo con Eriksson prosegue, 42 punti dopo 20 giornate proprio come nel 1999-2000, la stagione dello scudetto. E se è vero che la Lazio era seconda in classifica alla 20a giornata anche due campionati fa con Reja in panchina (ma a -4 dalla vetta), per risalire a un andamento migliore a questo punto del torneo bisogna risalire appunto al 1999-2000, quando la Lazio era in testa. Paralleli tricolori: «Lo scudetto? Può decidere solo la Juventus, ora». E quell'ora lascia spazio al futuro: «Possiamo aspirare a qualcosa di più, la Lazio ha ancora la possibilità di crescere, a patto che abbia continuità di rendimento per tutti i 90 minuti — spiega Petkovic —. E io spero di riportare presto la Lazio a giocare come fino a qualche tempo fa: solo così facendo potremo mantenere questo passo. Con l'Atalanta, invece, nel primo tempo ho visto una squadra che non aveva voglia di sacrificarsi. Nella ripresa abbiamo cambiato marcia, anche prima del gol di Floccari si è vista più testa, più qualità». Tanto che è arrivata la nona vittoria (su 11 match) all'Olimpico, 28 punti sui 33 disponibili. Caso Floccari e Lampard Una garanzia, pure quando la squadra non gira alla perfezione. E se poi anche l'episodio è a favore, leggi il fallo di mano non fischiato a Floccari, allora il quadro è completo: «Ogni tanto ci vuole un po' di fortuna — la spiegazione di Petkovic —. Ma non si parli di regalo. Il tocco di mano di Floccari è involontario. L'Atalanta voleva una nostra confessione, ma non possiamo essere sempre quelli che regaliamo, l'abbiamo già fatto a Napoli e nel primo tempo con Marchetti (deviazione in angolo confessata, ndr). È giusto così: sono gli arbitri che devono decidere. E Floccari era in buona fede». Tesi sposata anche dal presidente Lotito: «Il gol è regolare. Ho parlato con Sergio, lui è persona molto seria e religiosa». Questione di fede, dunque. Il mercato è profano, invece: «Lampard? No, la Lazio non ha bisogno di lampadine, qui mica è notte fonda. La ciliegina dal mercato può arrivare, a patto che sia senza osso. A patto cioè che non rovini il clima dello spogliatoio». Il giocattolo va alla grande, perché toccarlo?
fonte: Gazzetta dello Sport
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