Si è detto moltissimo sull'affare Kaka. A partire dalla sua cessione al Real Madrid, il fascino del ritorno del brasiliano all'ombra della Madonnina non ha mai smesso di sedurre l'ambiente rossonero.
Galliani e i tifosi non hanno mai smesso di pensare a restituire la maglia numero 22 a Ricardo Isecson do Santos Leite. Ora che è davvero tornato a Milano, possiamo parlarne approfonditamente.
Il ritorno di Kaka è stato bollato in maniera piuttosto eclatante come "minestra riscaldata". Non poteva essere diversamente, quando un'istituzione del calcio ritorna laddove ha dato il suo meglio, è normale nutrire dubbi su quello che potrebbe e potrà fare.
Il Diavolo, pochi anni fa, ha già riabbracciato un grande ex del passato, il numero 7 ucraino Andriy Shevchenko. Il bomber, pallone d'oro nella prima avventura sul Naviglio, ha lasciato un segno assolutamente indelebile, in ambedue le sue avventure. Nel primo caso è stato un campionissimo, forse il miglior centravanti in Italia per diversi anni; nella sua seconda avventura, invece, è stato un gicatore al limite dell'imbarazzante.
Sheva, indimenticato campionissimo rossonero, era riapprodato al Milan a 32 anni, appena un anno più vecchio di Kaka. I tifosi del Milan sono autorizzati a fare qualsivoglia scongiuro, ma penso che la situazione dei due giocatori non sia paragonabile.
Kaka, per quanto a Madrid non abbia di certo lasciato il segno, è un giocatore con motivazioni importanti. Non penso sia il Kaka del 2009 (e non potrebbe essere altrimenti), ma il brasiliano viene al Milan per giocarsi il Mondiale in casa. E' l'ultima occasione per la sua carriera, l'ultimo grande treno da prendere. Il ragazzo lo sa e non vuole fallire.
Il Milan, inutile nasconderlo, è l'ambiente ideale. Ha tutto per il suo rilancio: amore, affetto, aspettative e una naturale predisposizione tattica ad esaltare un trequartista. Ora la palla sta a Kaka, che dovrà brillare in rossonero per battere la concorrenza dei giovani campioni brasiliani per un posto nella Seleçao.
I tifosi del Diavolo si augurano che l'avventura di Ricardo Kaka sia come il Lippi-bis alla Juventus, un periodo di grande successo. Lo spauracchio Sheva mette in allerta i meno ottimisti, ma per ora è solo uno scheletro nell'armadio.
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