Alen Bokšić, croato di Makarska, classe 1970, è stato uno dei centravanti più belli ed eleganti. In possesso di un fisico da corazziere, aveva un cambio di passo che faceva paura. Approdato nel calcio che conta poco più che ventenne. L'occasione della vita proviene dalla Francia, più precisamente dall’Olimpique Marsiglia, dove vince una Champions League, strappandola al Milan di Capello: «In quella stagione, segnai 22 goal in 37 partite, ma giocavo in una posizione centrale ed avanzata e non era un problema andare in rete. Ma che soddisfazione vincere la Champions, contro quella che era considerata la squadra più forte del mondo!»
Il calcio italiano lo accoglie nel 1993, a braccia spalancate, facendo di Alen un protagonista nella Lazio che insegue, invano, lo scudetto. Alen ha una forza fisica dirompente ed una progressione da mezzofondista di classe, si presenta come una specie di Boniek, sicuramente più tecnico.
Insomma ha tutte le caratteristiche per diventare un bomber di razza ed, invece, non sfrutta mai a dovere queste sue qualità, mancando di cattiveria ad un passo dal goal.
Nonostante ciò, approda alla Juventus, nell’estate del 1996: «Nella Juventus mi ha colpito tutto, senza esagerazioni. L’accoglienza è stata molto calorosa, i dirigenti ed i compagni mi hanno subito messo a mio agio; i metodi di allenamento e di gioco sono molto congeniali alle mie caratteristiche. Per non parlare, poi, dei prestigiosi traguardi che vedo, finalmente, a portata di mano e che, con una squadra così competitiva, sarà possibile raggiungere. Mi piace molto la tranquillità di Torino, una città che vive con la giusta misura degli eventi calcistici, a differenza di Roma, dove invece le tensioni erano all’ordine del giorno. Finalmente posso passeggiare in tutta tranquillità, firmando al massimo qualche autografo e godendomi un pochino di anonimato».
L’avvio è incoraggiante, dei tanti bomber di cui la Juventus quell’anno dispone (Vieri, Amoruso, Padovano, Del Piero) Alen è il primo a convincere ed a catturare l’attenzione dei tifosi. All’esordio in Champions League, l’11 settembre 1996, annienta il Manchester United con azione da manuale del perfetto sfondatore e si ripete ad Istanbul contro il Fenerbahçe e contro il Rapid Vienna, addirittura con doppietta, nel 5-0 del 30 ottobre.
In campionato, invece, la solita solfa: un goal al Cagliari alla seconda, un altro all’Udinese alla decima. Poi, qualche malanno muscolare e la pesante concorrenza interna non gli permettono di giocare con continuità. Fino a sabato 19 aprile, un Bologna - Juventus decisivo per lo scudetto. Bokšić segna un goal strepitoso al termine di uno slalom alla Sivori, alla Platini, insomma da grandissimo campione, quale avrebbe potuto essere.
La stagione successiva ritorna alla Lazio, dopo aver vestito la maglia bianconera per 33 partite, con solamente 7 realizzazioni. A Roma regala ancora qualche emozione, prima di chiudere la carriera in Inghilterra con la maglia del Middlesbrough.
Pilastro della Nazionale croata, arriva terzo al Mondiale francese, sfiorando insieme a Suker e Prosinecki una storica finale, negata da una doppietta di Lilian Thuram in quel di Parigi. Oggi, ritiratosi dalla scena calcistica, ha comprato un'isola (quella di Mariaska) dove tutt'ora risiede, salvo quando gioca la Croazia di cui è diventato Team Manager nel luglio 2012.
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