Oggi la puntata di Storie di Calcio raddoppia. Se questo pomeriggio dovete stare sintonizzati per non perdere la storia di quel grandissimo attaccante che è stato Bebeto, stamane riporto un bell'articolo tratto da tuttomercatoweb.it e che riporta la storia di un grande bianconero: Jugovic.
I veri tifosi della zebra ancora lo ricorderanno per il decisivo rigore nella notte di Roma, Champions League del 1996...
Passano più di vent’anni dai tempi di Brocić, prima di ritrovare uno jugoslavo in bianconero ma, questa volta, si tratta di un vero campione. Lo slavo con gli occhi di ghiaccio che guarda truce negli occhi Van der Sar, portierone dell’Ajax prima di trafiggerlo su rigore, la tiepida notte dello stadio “Olimpico” sullo sfondo di una finale di Champions League: è questa l’immagine che i tifosi bianconeri conserveranno per sempre nella memoria.
Jugović, centrocampista di Trstenik, classe 1969, che Lippi ha fortissimamente voluto nell’estate del 1995 per rafforzare in quantità e qualità un centrocampo alla prova del fuoco della Champions League. Vladimir, quando arriva a Torino, non è più un ragazzino ed il calcio che conta lo mastica ormai da anni. Cresciuto nella Stella Rossa che vince la Coppa dei Campioni, ha mostrato con la maglia della Sampdoria del suo maestro e scopritore Boskov, di saperci fare anche nel campionato più difficile del mondo.
«Ho iniziato a giocare a dodici anni», racconta, «in una piccola squadra dove, però, sono rimasto solo sei mesi. Subito dopo, sono passato alla Stella Rossa con la quale ho fatto tutte le trafile, sino ad arrivare alla prima squadra. L’esperienza nel settore giovanile è stata molto importante, perché non ho mai giocato con i ragazzi della mia età, ma sempre con quelli più grandi, dai quali ho imparato molto. A sedici anni ho fatto l’esordio in prima squadra, anche se per un’amichevole.
A diciotto anni ho fatto il servizio militare e, al mio ritorno a Belgrado, ho dovuto affrontare una situazione difficile e prendere una decisione che si è poi rivelata molto importante per la mia carriera. Infatti, l’allenatore della Stella Rossa non mi considerava per niente; così, dopo solo una partita, ho deciso di andare nel Rad, squadra molto meno ambiziosa, dove ho trovato un bravo allenatore e dove sono riuscito ad esprimere al meglio le mie capacità, disputando un buon campionato. La stagione successiva sono tornato alla Stella Rossa ed ho vinto la Coppa Campioni, giocando da titolare. Ma la mia vera consacrazione coincide con la vittoria nella Coppa Intercontinentale, conquistata a Tokyo nel dicembre del 1991; in quell’occasione ho due dei tre goal con i quali abbiamo battuto i cileni del Colo Colo. A Tokyo, ho capito che avrei davvero potuto farcela nel difficile mondo del calcio».
Arrivato a Torino, Vladimir ha subito le idee chiare.
«Vorrei vincere il campionato e la Champions League e mi impegnerò al massimo per raggiungere questi traguardi. Il calcio dovrebbe essere solo un gioco, ma la sua legge impone di vincere».
La Juventus che ha già Conte, Sousa e Deschamps adesso si ritrova pure questo giocatore tosto che sa contrastare mettendo unghie e denti, ma anche impostare e, per di più, tira in porta da qualunque posizione, centrando molto spesso la porta. La squadra che spazza via Steaua, Rangers e Borussia Dortmund, nella prima tornata della Champions, capisce di aver trovato un puntello adeguato ai nuovi bisogni.
Ma anche in campionato “Jugo” ci mette poco a rendersi utile. 27 agosto del 1995, prima giornata al “Delle Alpi” con la Cremonese che tenta improbabili barricate e Juventus che stenta, finché arriva la cannonata di Jugović da fuori area che fa giustizia ed apre la goleada.
Per la Coppa, invece, l’acuto avviene in semifinale: 3 aprile 1996, a Torino scende il Nantes, bisogna chiudere il conto nel match di andata per non rischiare una trasferta caldissima in Francia. Segna Vialli, raddoppia Jugović, perentorio, sempre dalla distanza. È il prologo alla notte dello stadio “Olimpico”, 22 maggio 1996. La Champions alzata al cielo da Vialli è l’ultimo atto, il penultimo è il rigore decisivo trasformato da Vladimir.
Jugović si conferma anche nella stagione successiva: prima la Coppa Intercontinentale a Tokyo, con prestazione sopra le righe, poi la Supercoppa a spese del Paris St.Germain ed infine lo scudetto, al quale dedica 30 partite e ben 6 reti. Storica la doppietta al Milan nella serata del 6 aprile 1997, da raccontare ai nipoti. A “San Siro”, Juventus travolge Milan 6-1, di Jugović il primo ed il terzo sigillo. Il suo ultimo goal è ancora in notturna, il 15 maggio: il Piacenza viene travolto 4-1 mentre il Parma pareggia col Milan ed esce di scena, consegnando in anticipo il tricolore ai bianconeri.
L’avventura di Jugović si chiude qui. Due stagioni con molti successi ed un mare di soddisfazioni, scudetto più tutte le coppe, Intercontinentale compresa. In totale, 74 partite e 10 reti, due anni pienissimi.
0 comments:
Posta un commento