5 maggio 2002. Una data che nessun tifoso della Juventus o dell'Inter dimenticherà mai. In un Olimpico stracolmo di nerazzurri, con i tifosi laziali che spingevano i propri giocatori a perdere e regalare lo Scudetto all'Inter di Moratti, in agonia dal 1989. Eppure quella Lazio, allenata da Zaccheroni, aveva alcuni grandi giocatori, professionisti. Penso al Cholo Simeone o ad Angelone Peruzzi, ma non posso non parlare del ceco Karel Poborský.
Amico e compagno di mille battaglie di Pavel Nedved, il centrocampisto ceco è stato un professionista come pochi se ne trovano.
Classificatosi secondo con la Repubblica Ceca ad Euro 96, Poborský venne ingaggiato dal Manchester United, dove giocò per due anni, prima di un quadriennio al Benfica.
Nel gennaio 2001 passa alla Lazio: sarà proprio Poborský insieme a Gresko, in una curiosa combinazione ceco-slovacca, il protagonista del 5 maggio 2002: in uno stadio in cui anche i tifosi laziali tifavano l’Inter capolista, Karel segna una doppietta decisiva nel 4-2 laziale finale, con l’Inter che perde lo scudetto all’ultima giornata. Questa è stata l’ultima partita di Poborský in Italia, con la celebre polemica sotto la curva laziale. Sfidando l'intera tifoseria biancoceleste, infatti, Poborsky scatena la Lazio di Fiore e Simeone a dare il massimo, affossando l'Inter di Ronaldo (in lacrime) e regalando lo Scudetto alla Juventus di Lippi, vincente ad Udine con i goal di Del Piero e Treguet.
Tornato in Repubblica Ceca, gioca un anno nello Sparta Praga, Dynamo České Budějovice, squadra di seconda divisione in cui era cresciuto e di cui era anche diventato proprietario. Dalla metà classifica Poborský porta la squadra addirittura in prima divisione, in una delle più classiche favole che solo il calcio può regalare.
Giocatore dotato di ottima tecnica, temibile sui calci piazzati e sui tiri da lontano (celebre il suo pallonetto con il Portogallo agli Europei 1996), Poborský è stato un centrocampista molto offensivo. Specializzato nelle scorribande sulla fascia, dispensava gol e assist per i suoi compagni partendo da destra, sua zona di competenza preferita.
Il suo anno d'oro è sicuramente il 1996. Anche grazie a Poborský, infatti, la Repubblica Ceca raggiunge la finale di Euro 1996 eliminando Italia, Portogallo e Francia e venendo sconfitta solo dal golden goal di Oliver Bierhoff nei supplementari della finale.
1 comments:
Forza karel che ricorda bello <3
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