186 cm di pura potenza e cattiveria agonistica. Treccine colorate, pelle scura come l'ebano e un sorriso alla Eddie Murphy. Di chi sto parlando? Ovviamente dell'unico e inimitabile Taribo West, uno dei difensori più cattivi e rudi dell'intero panorama calcistico mondiale degli anni '90.
Nigeriano di Ajegunle, Taribo è nato in un range di anni compresi fra il 1962 e il 1974, meglio non sbilanciarsi troppo. Nel piccolo villaggio africano il giovane Taribo ha diverse mansioni: da un lato aiuta la madre a preparare l'akara, una torta di fagioli tipica di quelle parti), dall'altro deve provvedere a sfamare tutta la famiglia, andando a pesca. Le dure attività quotidiane, unite ad un innato amore per lo sport e la corsa, forgiano un fisico scolpito nel granito. Se ne accorgono i francesi dell'Auxerre, che nel 1993 lo portano in Borgogna. Con i bianco-azzurri dell'Auxerre vince e convince, diventando il leader di una retroguardia formidabile. Con uno scudetto e due coppe nazionali, Taribo si guadagna la convocazione per le Olimpiadi di Atlanta '96, dove conquisterà la medaglia d'oro. Con Kanu, Okocha, Babangida, Oliseh e Ikpeba diventa idolo di una nazione intera e pezzo pregiato del mercato estivo.
In Italia, ovviamente, è l'Inter di Moratti ad acquistarlo. West, insieme a Bergomi, Galante e Colonnese, compone la retroguardia della squadra di Simoni, battuta sul filo di lana dalla Juventus di Lippi.
Taribo, oltre che per le treccine multicolori, viene ricordato per la vittoria in Coppa Uefa ed un fallo assassino ai danni del russo Andrej Kančel'skis, sufficiente per far chiudere la carriera al giocatore sovietico.
L'anno successivo, con l'approdo di Mircea Lucescu, un'altra gemma. Sostituito per chiare lacune difensive, il nigeriano si toglie la maglia e la getta addosso al tecnico romeno. Lucescu, da par suo, non fa una piega e anni dopo racconta: "Ronaldo era un giocatore incredibile, nell'uno contro uno saltava costantemente il difensore. Soprattutto quando affrontava West in allenamento, il nigeriano finiva sempre a terra, e noi ci ridevamo su". Nel frattempo all'Inter arriva Marcello Lippi, cui Taribo West confida una premonizione divina: "Dio mi ha detto che devo giocare". L'allenatore toscano, però, risponde a modo suo: "Strano, a me non ha detto nulla". E così Taribone West finisce fuori rosa insieme ad alcuni talenti del calibro di Domoraud, Simic e Serena.
Il Milan lo chiama allora dall'altra sponda del Naviglio, e West, con le sue treccine bianco-verdi, veste il rossonero. Nemmeno da dire, l'avventura è un disastro e consta di appena 4 presenze. Un presunto malanno cardiaco porta West alla cessione, con tanto di accuse dello stesso Taribo: "Mi avevano detto che avevo un problema al cuore. Secondo me solo per farmi andare via, è stato un comportamento scorretto. Anche perché poi ho continuato a giocare. E al Milan ho trovato gli unici medici ad avermi diagnosticato questa cosa".
West il giramondo si accasa allora in Inghilterra, Germanie e Serbia. Con la maglia del Partizan, l'ultima vera avventura da professionista, lascia buoni ricordi ed un giallo degno di Agatha Christie. Quanti anni ha Taribo? Stando al presidente del Partizan, parecchi. "Quando lo acquistammo diceva di avere 28 anni. Ma più avanti abbiamo scoperto che in realtà ne aveva 40. Però giocava bene, quindi non mi pento di averlo avuto in squadra".
Genio e sregolatezza, Taribo West ha dato il meglio di sè fuori dal campo. Come quella volta in cui Javier Zanetti lo ha invitato a cena, riuscendo a consumare l'antipasto dopo tre ore di preghiere. O come le sue tante avventure all'indomani del ritiro, dalle chiese fondate a Milano alle accuse di violenza della moglie.
Personaggio mai banale, West fonda a Milano la chiesa "Shelter in the Storm", non prima di essersi autoeletto pastore pentecostale. A Milano, dove ha lasciato radici profonde, fonda con Georgione Weah una scuola calcio e una fondazione per aiutare i bambini nigeriani.
Oggi, fra una preghiera e un'apparizione in tv, West scopre nuovi talenti, come il biancoceleste Onazi, di cui dice: "Sì, un giocatore importante. Entro due anni lascerà la Lazio e farà il salto di qualità. Ne sono sicuro". A Roma tremano già per la paura.
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