Esperto di Calcio

9 settembre 2013

Storie di calcio: Attilio "Popeye" Lombardo

Sguardo all'orizzonte, cappello da marinaio e pipa in bocca. Potrebbe sembrare che stia parlando di Braccio di ferro, ed in effetti è così. Attilio Lombardo, soprannominato "Popeye" dai tifosi doriani, è stato un giocatore dal folklore inconfondibile.
Campano, di un paesino vicino a Caserta, Attilio Lombardo cresce calcisticamente nel Pergocrema. Con i gialloblu esordisce nel calcio che conta, giocando alcuni campionati in Serie C2. La sua velocità ed il suo dribbling gli valgono le attenzioni della Cremonese, che lo acquista nel 1985 per disputare la Serie B.
A Cremona non incrocia ancora Gianluca Vialli, da poco passato alla Sampdoria e suo futuro compango di avventura in Nazionale e nell'avventura blucerchiata, che inizierà nel 1989 dopo 141 partite e 17 reti con la maglia rosso-grigio della "Cremo".
A Genova trova compagni di grande valore, fra cui spiccano gli italiani Vierchowood, Vialli, Zenga e Mancini oltre al brasiliano Cerezo. Lombardo diventa un compagnone oltre ad un tassello fondamentale per l'allenatore Boskov, guadagnandosi un altro soprannome. In squadra, infatti, è conosciuto come "lo Struzzo", per via della sua corsa velocissima con la testa protesa in avanti.
Boskov guida i blucerchiati ad anni di grandi successi, grazie anche all'apporto di Lombardo, che fin da giovane è riconoscibile per una capigliatura quantomeno imbarazzante. Poco importa sul campo di calcio, però, dove solcava la fascia con la regolarità di un trattore e la rapidità di un felino.



Così, in sei anni a Genova, vince una Coppa delle Coppe, uno Scudetto e gioca una finale di Champions, vedendosi sconfitto da una bordata nei supplementari di Ronald "Rambo" Koeman.
Il trio Vialli, Mancini, Lombardo si divide poco dopo la sconfitta in Champions, ma la carriera di Vialli e Lombardo si riconginge sotto la Mole. Lombardo passa infatti alla Juventus, dove non è più un titolare inamovibile ma un rincalzo prezioso. Tanto basta per vincere Scudetto, Supercoppa italiana ed europea e una Champions, prima di approdare al Crystal Palace, dove giocherà sempre con Vialli un derby memorabile contro il Chelsea dell'attaccante cremonese.
Macinando kilometri su kilometri, l'Italia sembra dimenticarsi di lui, fino a quando la Lazio di Cragnotti ed Eriksson lo riporta nel Bel Paese, giusto in tempo per vincere un'altra Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea e l'ennesimo Scudetto.
Nel 2001, ormai 35enne, chiude la carriera con l'ultimo anno in blucerchiato, senza riuscire a riportare la Samp nella massima serie.

Veloce come un razzo e con quello sguardo un pò sornione, Lombardo è stato una delle icone del calcio anni '90. Diametralmente opposto dai Boateng e gli El Shaarawy di oggi, Lombardo era il classico "bravo ragazzo". Professionale e poco appariscente, l'esterno destro campano ha lasciato il segno in tutte le squadre in cui ha giocato. Non era in possesso di una tecnica pazzesca, ma come il suo alter-ego in Nazionale, Angelo Di Livio, saltava l'uomo con una semplicità inconcepibile. Si lanciava la palla avanti, correva e sterzava, lasciando i difensori sul posto e pennellando cross deliziosi al centro dell'area di rigore. Il tutto condito da un fiuto del goal che non è mai mancato.
Appese le scarpette al chiodo, Lombardo ha iniziato la carriera di assistente tecnico, alzando al cielo la Premier League con il City del suo vecchio amici Mancini. In quell'occasione, sul campo del City of Manchester stadium, sventolava una nostalgica bandiera doriata, tenuta in mano proprio da Popeye.

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