Esperto di Calcio

8 settembre 2013

Storie di calcio: l'aeroplanino Vincenzo Montella

I bambini che si stanno appassionando al mondo del calcio penseranno sempre a Montella come un allenatore. E' normale che sia così, è il ciclo della vita e del calcio. Tuttavia, voglio ricordare loro chi è stato Vincenzo Montella, un attaccante letale e completo, spietato e deliziosamente efficace.
Cresciuto calcisticamente nell'Empoli, che lo ha prelevato da una piccola squadretta campana in tenera età (il Castello di Cisterna ndr), Montella debutta fra i professionisti nella stagione 1990-91. Con gli azzurri toscani gioca cinque stagioni nell'allora Serie C1, arrivando a diventare una colonna della squadra. Nella sua ultima stagione, infatti, sigla la bellezza di 17 reti, attirando su di sè le attenzioni di una grande piazza come quella genoana. 
Nel 1995-96 il Genoa punta forte su Montella, che non sente affatto il salto di categoria. In B, infatti, il talento del bomber campano esplode in tutto il suo splendore. Con 21 reti diventa imprescindibile per i rossoblu, che in un momento di difficoltà economica devono però cedere il proprio attaccante. I tifosi della Nord non lo perdoneranno mai, perchè Montella sceglie di vestire la casacca doriana, rimanendo quindi a Genova. L'aria di mare fa bene a Vincenzo, che non si fa scalfire dal terzo salto di categoria in tre anni. Anzi, incrementa ancora il suo bottino di reti, marcando il cartellino in 22 occasioni in campionato. In coppia con Roberto Mancini compone la nuova coppia-gol che i tifosi della Samp aspettavano dal passaggio di Luca Vialli alla Juventus. 

Con indosso la maglia della Samp, inizia quindi l'epopea dell'aeroplanino. In quegli anni gli attaccanti fanno a gara a trovare una folkloristica esultanza. Montella sceglie quella dell'aerpoplano, planando con le braccia aperte a modi ali e chiudendo l'esultanza con un saltino a pungo chiuso. 
La Sud doriana impazzisce letteralmente per Montella, bomber mancino completo in tutto e per tutto. Parallelamente per lui si aprono le porte della Nazionale, dove dovrà però vedersela con attaccanti formidabili, che spesso lo relegano al ruolo di panchinaro.
Dopo tre anni in blucerchiato sente l'esigenza di cambiare, sposando il progetto giallorosso della Roma. Nei suoi otto anni romani l'aeroplanino segna, vince e si diverte, esaltando le sue doti balistiche e quelle di un certo Francesco Totti, con cui compone un tandem spaventosamente efficace. Chiedetelo alla Lazio di Nesta e Peruzzi, strapazzata in un derby surreale dal gioiello di Totti ed il poker di Montella, che vale all'attaccante campano un posto nella "hall of fame" della compagine capitolina. 
A Roma, con Capello, Montella non è inamovibile, ma risulta essere un pilastro fondamentale per il successo che i Sensi hanno promesso alla città: lo Scudetto. 
Pur partendo leggermente alle spalle del duo Totti-Batistuta, Montella da un contributo decisivo nella corsa con la Juventus di Ancelotti. Sono infatti di Montella i goal più pesanti nella corsa Scudetto, nella trasferta di Udine ed in quella di Torino, che sancirà l'apoteosi per il tifo giallorosso.



Mancino naturale, ma in grado di giocare benissimo con entrambi i piedi, Montella è stato un centravanti atipico. Prima punta mobile e veloce, aveva nel dna il colpo del grande fuoriclasse. A differenza di Vieri, Batistuta e Crespo, che tanto bene fecero in quegl'anni di A, Montella aveva il fiuto del goal della prima punta con i piedi e le movenze dell'attaccante di raccordo. Tecnicamente dotato e con un innato senso della posizione, Montella sapeva fare goal in ogni modo e maniera. Dribbling, testa, piede o calcio piazzato non importava, ogni occasione era buona per far decollare l'aeroplanino

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