Esperto di Calcio

8 settembre 2013

Uno schiaffo all'ipocrisia: Thiago Silva

Come spesso mi capita, sono in totale sintonia con il mio amico Mauro Piro. Il mio collega ha infatti postato dalle colonne del suo blog, il calciosecondome, un interessante retrospettiva sulle parole di Thiago Silva. Il brasiliano, che ha svelato di aver preferito i soldi del PSG alla notorietà del Barcellona, è un personaggio in netto contrasto con i soliti sportivi stereotipati, che parlano come marionette.
Leggiamo insieme il suo articolo, come al solito interessante e di gran gusto.

“E’ stata una gara importante, giocata a ritmi importanti, dove tutta la squadra ha dato il 100%. Non conta il mio gol, ma conta il gruppo, i miei obiettivi sono quelli di squadra”. Vi state chiedendo di chi sia questo virgolettato? Provando a googlare queste parole, trovereste almeno 100.000 calciatori diversi che, in sala stampa, o ai microfoni di qualche giornale o sito internet, hanno così parlato. A volte, non nascondiamoci, è davvero snervante dover sentire le stesse identiche frasi ripetute allo sfinimento da calciatori super diplomatici, mai fuori dagli schemi, sempre pronti a nascondere il proprio ego dietro all’ideale comune di squadra. Sentimento nobile quello del cameratismo e del dumasiano “uno per tutti e tutti per uno”, ma a che prezzo? Quello di dover pensare che esista un ghost-writer unico per tutti i calciatori di tutti i campionati? Si possono contare sulle dita di una mano i pochissimi, a cui inviamo un nostro personalissimo ringraziamento, che escono dal solito orticello facendo delle dichiarazioni “inconsuete”. Pensiamo ad Antonio Cassano su tutti, o ad esempio aBobo Vieri, capace di insultare i giornalisti in una focosa conferenza stampa durante l’Europeo del 2004. Pochi, se non unici ad interrompere il ritmo così cadenzato di “prestazioni importanti”, fatte sempre “rispettando tutte le scelte del mister”. E così, in questo mare di normalità”appunto, fanno scandalo le parole di Thiago Silva, intervenuto ai microfoni dei giornalisti del “The Guardian”, per parlare del mancato passaggio al Barcellona. “E’ vero che fin da bambino ho ammirato tanto il Barcellona – spiega il capitano del PSG - e mi sarebbe piaciuto indossarne la maglia, ma poi crescendo devi prendere decisioni difficili che a volte vanno contro i tuoi sogni. Perché avrei dovuto accettare di guadagnare meno, perché avrei dovuto sacrificarmi? Ho pensato al futuro: il denaro conta eccome, specie quando hai da mantenere una famiglia”. Lo scandalo è bello che servito. “Mercenario, vergognati!”, il commento più gettonato delle ultime ore, arrivato soprattutto da quei tifosi milanisti che lo esaltavano fino a qualche ora fa.
In questa sede intendiamo schierarci dalla parte opposta rispetto ai critici, rivolgendo a loro un paio di semplici domande: cosa c’è di male nel pensare di poter far fruttare al massimo il proprio talento calcistico? Chi non vorrebbe, al giorno d’oggi, poter guadagnare lautamente per svolgere il lavoro più bello del mondo? Chi davvero, potendo scegliere tra due proposte professionalmente soddisfacenti, sceglierebbe quella al ribasso? Sono tutte domande che bisognerebbe farsi, prima di pontificare sulle dichiarazioni di Thiago Silva. In pochissimi, ne siamo certi, farebbero una scelta opposta rispetto a quella del fenomeno brasiliano che ha avuto il coraggio di ammettere il perché della propria decisione. Certo, parliamo comunque di cifre astronomiche. Non avrebbe di certo fatto la fame al Barcellona, Thiago Silva. Il fatto di spiegare pubblicamente il perché di una decisione da molti catalogata come “folle”, fa senza dubbio onore al calciatore brasiliano che, inoltre, interrompe il vortice di dichiarazioni perbeniste e sempre improntate alla democrazia dei calciatori.
Ben vengano i Thiago Silva di turno, quindi. Con buona pace di chi, queste dichiarazioni, proprio non le digerisce…

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