Esperto di Calcio

19 settembre 2013

Storie di calcio, Paulo Futre

Il calcio è una selezione naturale. Se Darwin l’avesse visto, avrebbe scritto un capitolo a parte. Per alcuni calciatori il terreno di gioco diventa una giungla. Insidie e belve feroci sono l’agguato imprevisto. Una zolla, un calcione rifilato dal più rozzo dei difensori, e la carriera viene impacchettata nell’attimo del crack.

È capitato anche ai migliori, nel culmine del loro splendore, come i re traditi dal loro più fidato consigliere. È capitato anche a Paulo Futre, abbattuto da un intervento scomposto di un certo Pedroni, nella partita d’esordio in serie A, nel 1993, con la maglia della Reggiana.

Jorge Paulo dos Santos Futre inizia la sua carriera nel 1984, vestendo la casacca dello Sporting Lisbona. Poco dopo viene ingaggiato dal Porto. Gli bastano tre anni per vincere due Campionati, due Coppe nazionali e una Coppa dei Campioni. Di lui si dice che viene dopo Maradona.
Dopo il Porto, l’Atletico Madrid. In Spagna vince altri due trofei e decide di provare il campionato italiano. Nella sorpresa generale, nel ’93, lo ingaggia la Reggiana.
Gli emiliani in quella stagione bazzicano nelle zone più basse della classifica, e allora Dal Cin porta Futre a Reggio Emilia. Un colpo di mercato senza precedenti. Quella che è per tutti una provinciale destinata alla B, ingaggia uno tra i migliori calciatori del mondo. Il freddo dell’inverno scompare e il capoluogo emiliano organizza un’accoglienza senza precedenti.

La girandola del mercato di riparazione ha regalato Futre ai reggiani. Qualcuno maligna, qualcun altro non si spiega come un giocatore come il portoghese non sia ancora stato preso da una squadra di blasone.
Da quelle parti non s’era mai visto uno così. La corsa di Futre in mezzo all’Europa fa tappa nella temuta serie A. Il suo dribbling diventa il tiro dei dadi in mezzo al monopoli che gli riserva solo gli imprevisti, e quello che Paulo dos Santos pesca al suo debutto è di quelli che fanno da rovescio alla lotteria.

La domenica prima dell'esordio, nella gara casalinga con la Cremonese, un’emittente portoghese va a seguire la prima di Futre. Una giornalista chiede a un tifoso cosa gli piace dell'asso iberico, e il tifoso risponde, “Sua moglie!”. L’Emilia Romagna lascia i tortellini sul fuoco, si attrezza della meraviglia e va incontro all’evento senza precedenti.
Prima partita, contro la Cremonese. Primo tempo e Futre fa il Futre. Palla al piede disorienta mezza difesa con una finta, rientra sul sinistro e piazza secco sul primo palo. Quando capita di vedere queste cose, chi ama il calcio ringrazia. Pochi minuti dopo, tal Pedroni, nome da film poliziesco di cassetta di inizio anni ‘Ottanta, irrompe nella vita e nella bellezza di Futre, destinandolo altrove, ovunque, purché non resti in campo.

In quella gara con la Cremonese, in uno stadio ricolmo, Futre esordisce, segna un gol capolavoro e dopo pochi minuti si ritrova disteso sulla barella della croce rossa. Direzione, ospedale. La diagnosi sa più di bollettino militare che di referto medico. Ginocchio distrutto e la carriera di uno dei più grandi talenti degli anni’Ottanta finisce nei chissà.

Lo scontro con Pedroni rovina per sempre il ginocchio di Futre, che con la Reggiana sarà costretto a tante terapie, visitando più ospedali che stadi. Nel 1995 viene acquistato dal Milan, che spera di recuperarlo. Niente. Al talento Futre sono interdetti pure i sofferenti e anonimi scampoli di campionato riservati all’eterna riserva. Negli anni al Milan, guarda la squadra di Capello vincere quasi tutto, ma il suo ginocchio vuoto gli fa assistere al trionfo senza l’onore della partecipazione. Beffardo il destino, che gli fa rivedere quello che aveva vinto col Porto e quello che avrebbe potuto vincere da protagonista col Milan.

Futre in rossonero gioca una sola partita. L’ultima di campionato. Con chi? Con la Cremonese, la stessa squadra contro la quale aveva esordito anni prima, il giorno del suo infortunio.
Lo dice Ambrose Bierce nel Dizionario del Diavolo, “Sfortuna. Il tipo di fortuna che non manca mai”.

Fonte: fantagazzetta - Elio Goka

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