Filippo "Pippo" Maniero rimarrà nell'immaginario collettivo l'uomo del "tacco volante". Si son sprecate decine di pagine di giornale per esaltare i colpi di tacco di Madjer, Mancini o Del Piero, ma il centravanti veneto li ha battuti per distacco.
Nato calcisticamente nella Lagnarese e nel Padova, Pippo Maniero si affaccia sulla scena del calcio professionistico a fine anni '80. E' con la maglia bianco-rossa del Padova che muove i primi passi in cadetteria, dopo aver giocato qualche partita nella formazione Primavera con un certo Alessandro Del Piero.
Maniero, classe 1972, nel primo lustro degli anni '90 inizia una peregrinazione per lo stivale, senza riuscire a trovare una squadra che punti forte su di lui. Il primo allenatore a vedere in Maniero un attaccante su cui basare il proprio scacchiere offensivo è Gigi Cagni, che nel Verona schiera la coppia Maniero-Cammarata, attaccante che nelle giovanili bianconere della Juventus ha fatto faville con lo stesso Del Piero.
Maniero risponde sul campo, diventando capocannoniere della squadra con 12 reti. Ricordo bene la sua doppietta al Delle Alpi con la Juventus, che per quanto vana (3-2 finale per gli uomini di Lippi, con un Del Piero scatenato) aveva messo bene in chiaro una cosa: Maniero era un bomber di razza.
Parma e Milan gli danno l'occasione di giocare in una grande squadra, ma Pippo da il meglio di sè quando sente l'aria di casa. E' infatti con il passaggio al Venezia, nel quinquennio fra il 1998 e il 2002 che Maniero si afferma come un grande realizzatore.
In coppia con Alvaro "El Chino" Recoba fa sognare la laguna intera, piazzando a raffica la palla alle spalle del portiere. Il suo anno di grazia, però, è il 2001-02 quando in laguna gioca in coppia con Arturo "Re Artù" Di Napoli o Federico Magallanes. Maniero è l'ariete principe dell'attacco arancio-nero-verde, tanto da riuscire a realizzare la bellezza di 18 goal in Serie A.
L'idillio con Venezia finisce bruscamente a fine anno, quando la squadra viene smobilitata in un giro ben poco chiaro che ha coinvolto il Palermo e il dirigente Franco Dal Cin. Zamparini, storico mestierante, ha capito che a Venezia non gli faranno mai costruire uno stadio con un'area commerciale per i suoi supermercati, così prende baracca e burattini e trasferisce tutti a Palermo. I burattini, in questo caso, sono i giocatori del Venezia, che vengono ceduti a prezzo di saldo ai rosa-nero palermitani.
Maniero, pezzo pregiato dei lagunari, riparte così da dove aveva cominciato: una lenta peregrinazione. Palermo, Brescia e Torino in Serie B, fino allo storico trasferimento ai Rangers di Glasgow.
Dopo quaranta giorni di duro lavoro e nessuna convocazione, Maniero lascia pecore e prati scozzesi per tornare nel Bel Paese e chiudere una bella carriera nelle categorie minori.
Centravanti dal fisico possente ed il carattere fragile, Maniero ha sicuramente dato meno di quanto i suoi mezzi tecnici gli avrebbero permesso.
Destro naturale, aveva nel colpo di testa la sua arma migliore. Estroso e potente, Pippo è sempre riuscito a "buttarla" dentro. Idolo incontrastato del nord-est, Maniero è stato un attaccante completo, riuscendosi ad integrare con differenti tipologie di attaccanti. In coppia con una seconda punta tecnica e veloce dava il meglio di sè, ma sapeva coesistere anche con un altro ariete dell'area di rigore.
Oggi, se lo cercate, lo potete trovare sulle spiagge d'Italia, non a fare il turista, ma a dispensare goal ed emozioni nel Beach Soccer Tour.
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