Esperto di Calcio

31 agosto 2013

Ante Rebic - 1993 - Croazia

La Fiorentina ha perso due talenti come Jovetic e Ljiajic, ma non ha smesso di guardare verso est. I viola, infatti, hanno ben presto messo sotto contratto un ragazzo di prospettive e dal sicuro talento: Ante Rebic.
Classe '93, conosciamolo meglio leggendo insieme il suo profilo, tratto da Trasfertmakt.com:

Per un serbo che parte, un croato che arriva. Evitando riferimenti storici fuorvianti e inappropriati, quello fra Ljajic e Rebic è un avvicendamento naturale, un passaggio di consegne quasi obbligato dopo il secco no dell’entourage del primo al rinnovo contrattuale proposto dalla società di Cognigni.

Troppo distanti le parti (e i soldi hanno influito fino ad un certo punto) per poter risanare lo strappo. E così il ragazzo cresciuto nel Partizan ha salutato Firenze ed è salito, valigia piena di talento e colpi di testa, sul primo treno per Roma, linea giallorossa. In direzione opposta, con meno clamore e partendo dal porto di Spalato, si è mosso il suo sostituto: Ante Rebić.

Classe ’93, 185 cm per 77 kg, l’ex attaccante dell’RNK Split può ritenersi a tutti gli effetti un enfant prodige. Non è certamente cosa da tutti esordire con gol sia in campionato (a 17 anni appena compiuti) che in nazionale, fatto che si è ripetuto con l’U19, al mondiale U20 e nell’amichevole che la selezione maggiore croata ha tenuto due settimane fa a Vaduz contro il Liechtenstein. Numeri che fanno capire quanto il talento sia precoce ed in costante ascesa. Ma che giocatore è il neo gigliato?

Le caratteristiche fisiche rimandano d’impulso ad una prima punta moderna, potente ma non statica, mentre sul piano pratico l’HNL ha tirato su un ragazzo che con l’area avversaria e le dinamiche ad essa interne ha ancora poca confidenza. Pregevole controllo di palla, doppio passo e dribbling sono infatti pregi da attaccante che ama calpestare le corsie esterne o l’erba a ridosso della lunetta, quale Rebić è. Ovviamente nulla gli vieterebbe di trasformarsi, per restare ad un conterraneo, in un novello Mandžukić, nel momento in cui riuscisse a migliorare talune caratteristiche che per eccellere in quel ruolo sono fondamentali (movimenti spalle alla porta, spirito di sacrificio, opportunismo e via discorrendo).

Ad oggi il suo gioco diventa illuminante quando gli spazi sono meno intasati e la possibilità di puntare l’uomo, magari convergendo verso il centro per tirare in porta col suo potente destro, è alta. Finora in campionato l’RNK ha prediletto il 4-3-3 con gli esterni che a turno o in contemporanea rinculavano in fase passiva, atteggiamento assai visibile nelle partite fuori casa. Rebić è uno di questi, più precisamente il mancino e quello con meno capacità di ripiegamento rispetto a Belle e Roce, ovvero coloro con cui si contendeva una maglia da titolare. Infatti le prime ed ultime sei partite del ventenne croato con i rossi della Dalmazia non sono state un percorso netto.

Migliore in campo al battesimo contro lo Slaven Belupo in cui ha fatto impazzire Puric e compagni, costretti a ricorrere più volte al fallo, tanto è vero che il weekend successivo è partito dalla panchina per un problema al ginocchio. Entrato nel secondo tempo ha centrato subito una traversa con un tiro a giro dai 25 metri e poi ha ben pensato di chiudere un match sofferto e riacciuffato per i capelli con un’ingenua espulsione per insulti alla terna arbitrale (2 giornate di squalifica e pesante multa). Rientrato con lo Zadar si è rimesso subito in riga fornendo il cross del momentaneo pari, prima di chiudere l’avventura in patria con una prestazione così così da centrocampista offensivo/trequartista ottenendo però un prezioso pari contro il Rijeka, terzo a soli due punti dalla capolista Dinamo Zagabria.

È chiaro che traslando i trascorsi di Rebić alla Serie A non dovremmo immaginarlo come un vice Gomez, così com’è stato etichettato dalla stampa italiana dopo il prestito di El Hamdaoui al Malaga, anche se sulla carta resta l’unico avanti in rosa con un briciolo di fisicità. Più probabile un inserimento soft che ne privilegi l’indole.

In parole povero esterno mancino d’attacco (ergo, Pasqual e Alonso sono altra cosa), seconda punta o duetto atipico con Giuseppe Rossi, proprio sulla scia di quel Ljajic che gli ha lasciato libero un armadietto dell’Artemio Franchi.

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