Esperto di Calcio

14 agosto 2013

Storie di calcio: Gianluigi Lentini

Per chi come me vive a Torino è impossibile non conoscere la leggenda di Gianluigi Lentini. Talento cristallino sfornato dal vivaio granata, Lentini diventa ben presto l'idolo della curva Maratona. A inizio anni '90 la Juventus lo seduce, ma il presidente Borsano non se la sente di cedere alle lusinghe di casa Agnelli. Ecco allora arrivare il nuovo magnate del calcio italiano, quel Silvio Berlusconi che sta cambiando le regole del mercato. E allora nell'estate del '92 Gigi Lentini viene ceduto al Diavolo per la cifra "monstre" di 18,5 miliardi di lire. Si è detto e scritto molto sul trasferimento, dai 4 miliardi di ingaggio annui per il fantasista di Carmagnola ai presunti 10 miliardi "neri" del suo trasferimento in rossonero. Tuttavia, almeno qui in città, la vera storia di Lentini non è quella legata al mercato. 
Nell'estate del '93, di ritorno da Genova, Lentini ha un gravissimo incidente d'auto sulla Torino-Piacenza, che ne segnerà la carriera professionistica. In città, dove le leggende pullulano da una sponda all'altra del Po, si dice che Lentini stesse tornando da un torrido incontro con la moglie di Totò Schillaci, ma la storia insegna che il fantasista stesse tornando da una trasferta a Genova. La realtà, ed è triste, è che con il ruotino di scorta il numero 10 si sia schiantato contro un muro a circa 200 km/h, troppo anche per una Porsche. 
Da lì in poi la carriera di Lentini è un lento declino, nonostante i soli 24 anni ed un talento fuori dal comune. Il Milan lo aspetta, lo cura e prova a rigenerarlo. Nulla da fare, e così Lentini viene ceduto ai bergamaschi atalantini. Con la Dea ritrova un po' del talento che madre natura gli ha regalato nelle gambe, e dopo 31 partite e 4 goal viene richiamato dal vecchio amore granata. Lentini con la maglia del Toro, una suggestione che scalda il cuore dei tifosi ed esalta il fantasista, pronto a prendersi la rivincita nella piazza che lo ha consacrato nuova stella del calcio italiano. 
Per amore del Toro scende in cadetteria, dove nel giro di due stagioni riporta il Toro nella massima serie. Insieme a Crippa, Bonomi, Asta e Ferrante guida l'orgoglio granata e riconquista la curva Maratona. Quella in B con il suo Toro è però il canto del cigno di Gigi Lentini, che chiuderà la carriera nelle serie minori. 
Appena 24 apparizioni nella massima serie convincono Lentini ad accettare la corte del Cosenza, dove diventa capitano e condottiero per quattro stagioni. Quando è giunto il momento di appendere le scarpette al chiodo, Lentini decide di divertirsi ancora un po'. Come Darione Hubner scende di categoria e gioca in Eccellenza e Promozione, vestendo le maglie del Canelli, della Saviglianese e del Carmagnola, squadra natia con cui chiude definitivamente con il calcio. Al Canelli ritrova un amico e compagno, quel Diego Fuser con cui è cresciuto nel vivaio granata e che ha accompagnato genesi e declino della stella di Lentini. 
Capelli sbarazzini e sguardo ammaliante, Lentini è stato uno di quei talenti che poche volte nascono. Purtroppo, come troppo spesso capita ai giovani che guadagnano tanti soldi, Gigi si perde. Nel '93 chiude di fatto quella che sarebbe potuta essere una carriera da numero uno. Star dal futuro roseo e designato, Lentini ha vestito 13 volte la maglia della nostra grande Nazionale, senza lasciare il segno nemmeno li. 

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