Esperto di Calcio

26 agosto 2013

Storie di calcio: Enrico Chiesa

Un sinistro terrificante. Enrico Chiesa, oltre ad esser stato un grande attaccante, aveva ricevuto un dono da madre natura: il piede sinistro. Genovese e doriano, Chiesa cresce nelle giovanili della Samp mostrando doti fuori dal comune.
Giovanissimo, appena 18enne, inizia a peregrinare per l'Italia, aumentando il suo bagaglio d'esperienza. Teramo e Chieti gli danno l'occasione di farsi le ossa nelle categorie minori, fin quando la Sampdoria non gli regala la prima occasione in Serie A.
Nel 1992-93 l'allenatore svedese Eriksson lo affianca a Roberto Mancini, facendo di Chiesa l'erede di un certo Gianluca Vialli, bomber del tricolore fresco di passaggio alla Juventus. Chiesa, nonostante un talento cristallino, fatica  a carburare e realizza una sola rete. Il club genovese, pertanto, lo gira in prestito in cadetteria, con la maglia del Modena e poi alla Cremonese. Enrico inizia a trovare la porta con regolarità, guadagnandosi il ritorno alla Samp nel 1995. Stavolta, però, deve raccogliere anche l'eredità del Mancio, idolo di sempre della curva doriana. Chiesa non si spaventa ed insieme a Seedorf e Mihajlovic trascina la Sampdoria ad un grande torneo. A fine anno son 22 le reti in Serie A, un bottino che spinge Carlo Ancelotti a fare follie pur di averlo al Parma.
I Tanzi investono così fior di miliardi per portare Chiesa al Tardini, lasciando partire senza patemi un certo Gianfranco Zola direzione Chelsea. In gialloblu matura e conosce alcuni dei più grandi giocatori delgi ultimi anni. Con Thuram, Cannavaro, Buffon, Veron e Crespo danno vita ad una squadra sensazionale. Chiesa è la seconda punta dotata di talento e imprevedibilità che spacca le difese e che può servire quel grandissimo cannoniere che è stato Hernan Crespo.
Con il numero 20 sulle spalle, Chiesa è un giocatore letale negli ultimi 30 metri. Ama venire a prendere il pallone sulla trequarti, per alzare la testa e puntare la porta senza paura. La sua qualità più evidente era il tiro, secco e preciso. Chiesa era in grado di trafiggere i portieri in ogni modo e maniera, da qualsivoglia posizione. Sapeva concludere d'interno sinistro a giro da fuori area, di collo dalla distanza o di fino negli ultimi metri.
Dopo trionfi europei e macro delusioni in terra italica, Chiesa lascia il Parma e passa alla Fiorentina. In Viola trova un certo Gabriel Omar Batistuta, uno degli attaccanti più forti della storia del calcio. L'alchimia fra i due centravanti non si crea, ma con la partenza di Batigol in direzione Roma, Chiesa esplode letteralmente. Con 22 reti in un solo campionato diventa il nuovo idolo del Franchi, che toglie la statua dedicata a Batigol sotto la curva.



Un brutto infortunio ai legamenti, nel 2001, blocca l'ascesa di Enrico Chiesa a Firenze. I 27 goal nelle ultime 35 partite non convincono la Fiorentina, che lo lascia partire per andare alla Lazio. Con i biancocelesti è una toccata e fuga (condita comunque da due reti), prima di chiudere la carriera al Siena.
Come Roberto Baggio e Beppe Signori, in provincia Chiesa trova una seconda giovinezza. I suoi goal e le sue giocate contribuiscono in modo decisivo ad un favoloso quinquennio di A per i bianconeri.
Ritiratosi nel 2010, all'età di 40 anni, Chiesa è stato davvero un giocatore favoloso. In quegli anni l'Italia aveva attaccanti pazzeschi: Totti, Del Piero, Vieri, Inzaghi, Montella, Zola, Baggio... e questo spiega per quale ragione la carriera in Nazionale di Chiesa sia stata meno fulgida di quanto avrebbe potuto essere.
Nonostante tutto, il bomber genovese ha timbrato il cartellino 7 volte in 17 partite, una media niente male, che testimonia la vena da centravanti di razza di Enrico-gol.

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